“L’applicazione dell’Intesa tra Governo, Regioni e province autonome del 2022, sui requisiti minimi dei centri antiviolenza e delle case rifugio, sta avendo ripercussioni negative sulla nostra regione, come già denunciato in passato. A denunciare la situazione è l’Associazione nazionale costruire reti antiviolenza (CORA). L’accordo impone una serie di requisiti talmente stretti da rischiare di decimare i centri esistenti. Ad esempio, nella Marca trevigiana, tre centri antiviolenza (Centro delle donne libere di Quinto, Centro antiviolenza del Comune di Vittorio Veneto e Una casa per l’uomo a Montebelluna) su cinque e tre case rifugio (le due gestite da Una casa per l’uomo e quella di Treviso) rischiano, in assenza di una auspicata revisione dei criteri stabiliti, di dover chiudere o di voler ridurre drasticamente il servizio. Occupandosi di donne, e non solo, vittime di violenza, un fenomeno che ogni anno si manifesta in tutta la sua recrudescenza in Veneto, come nel resto del Paese, solo un impegno politico effettivo può mettere al sicuro l’esistenza di questi importanti centri. Solo nel 2023, i contatti ricevuti dai centri antiviolenza sono stati quasi 7.200, contro i 6.009 dell’anno precedente. L’estate, poi, si rivela essere un periodo dell’anno particolarmente critico in termini di episodi particolarmente gravi. Per questo abbiamo presentato una interrogazione per chiedere all’Assessore regionale alla sanità e al sociale quali interlocuzioni intenda attivare, per garantire una revisione di quei requisiti strutturali che altrimenti rischierebbero di sconvolgere la rete di queste importanti strutture disseminate nella nostra regione?” Lo dichiara il Consiglieri regionali Andrea Zanoni e Renzo Masolo (Europa Verde).