Processo Miteni. “Primo atto conferma che ci hanno avvelenati sapendo di farlo. La condanna è a un intero modello di sviluppo.”
“Abbiamo atteso questa a fianco dei comitati, associazioni, sindacati e cittadini presso il Palazzo di giustizia affollato e rovente. I giudici di Vicenza hanno stabilito, dopo 4 anni di dibattiti in aula, che almeno 350.000 Veneti sono stati avvelenati con consapevolezza e disinvoltura. Miteni sapeva cosa stava facendo. Ma questa sentenza ha anche confermato che di Pfas si può morire, non è invenzione delle Mamme No-Pfas, dei medici dell’ISDE o di coloro che hanno perso i loro cari. Attendiamo ora di sapere, a sentenza depositata, la ricostruzione dei magistrati sui vari segmenti di responsabilità. Oggi sappiamo che i Pfas non sono solo nelle falde contaminate dalla Miteni, ma sono in tantissimi prodotti che utilizziamo quotidianamente. I cosiddetti inquinanti eterni hanno reso più brevi le vite di tanti cittadini e tutto questo continuerà a ripetersi fino a quando il Parlamento non farà la sua parte, imponendo, a difesa della salute pubblica, lo stop a questi veleni.” Così i Consiglieri regionali Renzo Masolo e Andrea Zanoni (Europa Verde).
“Oggi più che mai dobbiamo tenere alta la guardia” – spiega Masolo- “su tutto il territorio veneto. La contaminazione da PFAS riguarda una parte vasta della nostra regione, che resta tra le più inquinate d’Europa. Questa sentenza deve sancire una volta per tutte il principio che chi inquina paga. Deve essere un monito per tutte le aziende: la salute non può essere sacrificata in nome del profitto o del lavoro. Salute, lavoro e ambiente devono andare insieme, e non essere più contrapposti, come troppo spesso è accaduto nella gestione del territorio in Veneto. Un ringraziamento va alle Mamme No-PFAS e a tutte le associazioni e cittadini e cittadine, che con determinazione e coraggio hanno tenuto viva questa battaglia quando molti guardavano altrove. Ora attendiamo risposte sulla bonifica.”
Conclude Zanoni: “La sentenza prevede più di 140 anni contro i 121 richiesti dai pm, la vittoria per questo grado di giudizio è evidente, quindi possiamo dire di avere ottenuto giustizia. Seguo questa vicenda dal 2013, quando – grazie ai medici per l’ambiente di ISDE Veneto – portai la questione PFAS nelle sedi istituzionali europee, con due interrogazioni alla Commissione Europea. Sono stato il primo politico italiano a sollevare questo tema in una istituzione, denunciando l’avvelenamento delle acque e dei territori veneti, seguendo poi la questione come membro della commissione speciale di inchiesta sui PFAS del Consiglio regionale. Il processo, dopo 130 udienze, con oltre 300 parti civili sarà ricordato come un processo storico per i crimini ambientali. Il parlamento dimostri che quanto è accaduto non è stato vano, ma legiferi per vietare per sempre questi veleni. Mentre la Regione Veneto, dopo i 7000 carotaggi promessi da Zaia per la caratterizzazione dello stabilimento Miteni, effettui la bonifica e un adeguato contenimento delle sostanze pericolose che ancora vengono rilasciate a distanza di anni.”