“Altro che gestione: quella di Lollobrigida è una svendita della fauna selvatica mascherata da riforma. Passare dalla tutela alla gestione, per lui, significa passare dal binocolo al fucile. È la biodiversità a dover essere protetta, non le lobby venatorie.” Lo afferma il Coordinatore dell’Osservatorio Diritti Animali (ODA) Andrea Zanoni, consigliere regionale del Veneto, commentando le parole del ministro Lollobrigida. “La contro-riforma di ‘Attila’ Lollobrigida non nasce da dati scientifici, ma da pressioni politiche e venatorie che rischiano di alterare gravemente gli equilibri ecologici, oltre a violare le direttive, la fauna selvatica tutelata dalla costituzione non può diventare oggetto di voto di scambio. Già la cancellazione del divieto di caccia nei valichi montani rappresenta un prima passo di questa offensiva ai diritti degli animali. I valichi montani sono veri e propri “imbuti migratori”: durante le migrazioni stagionali, gli uccelli si concentrano in questi passaggi obbligati per evitare le alte vette, sfruttare le correnti ascensionali e risparmiare energia. In questi punti gli uccelli volano più bassi, sono stanchi e rallentati, diventando facili bersagli per i fucili, anche quelli illegali. L’emendamento Bruzzone, Cerreto, Nevi, Davide Bergamini, Caretta al disegno di legge per la promozione della montagna non ha nulla di scientifico, dunque, ma rappresenta un trucchetto normativo per aggirare il divieto vigente, prevedendo l’istituzione di ZPS (Zone di Protezione Speciale) che però consentirebbero la caccia dopo il 1° ottobre, proprio quando avviene la migrazione di molte specie, come i turdidi. Una presa in giro che svuota di significato ogni tutela reale. Inoltre, l’emendamento limita il divieto solo ai valichi sopra i 1000 metri, escludendone centinaia che si trovano sotto questa quota, come dimostrato anche da sentenze del TAR in Lombardia. Lollobrigida quando parla della caccia si pone agli antipodi della scienza”, ha concluso Zanoni.