Bruxelles, 10 ottobre 2025 – “La richiesta del governo di riallocare i fondi del Pnrr destinati alle Comunità energetiche rinnovabili (CER) rappresenta un vero e proprio sabotaggio della transizione ecologica e della democrazia energetica, oltre che un danno alle comunità rurali. La colpa dei ritardi, infatti, è del governo che non ha saputo (o non ha voluto) rimuovere i troppi ostacoli burocratici. Auspico che l’Unione europea blocchi la revisione del Piano, fermando questa deriva, e che il governo Meloni sblocchi subito i fondi. A farne le spese, altrimenti, saranno i cittadini, le imprese e i territori che hanno creduto nella transizione. Senza dimenticare il settore agricolo, per il quale queste risorse possono rappresentare un’importante occasione,” dichiara Cristina Guarda, eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra.
“A oggi, meno dell’1% delle risorse è stato speso, 25 milioni a fronte di 2,2 miliardi di euro: non per mancanza di progetti, ma per la troppa burocrazia e gravi ritardi normativi. Ora, invece di rimuovere gli ostacoli, si tagliano le risorse. È inaccettabile,” prosegue Guarda, che già lo scorso marzo aveva interpellato la Commissione europea sul punto, presentando un’interrogazione parlamentare. “La risposta della Commissione è stata chiara: la piena attuazione delle norme europee è oggetto di verifica e la Ue ha già avviato procedure di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato recepimento delle disposizioni della direttiva sulle autorizzazioni per i progetti di energia rinnovabile. Già a febbraio Bruxelles aveva sollecitato l’Italia, insieme ad altri Paesi, a recepire le norme sull’accelerazione delle procedure autorizzative. Questo conferma che i ritardi non sono un’invenzione, ma un problema strutturale che il governo Meloni ha continuato ad ignorare per anni,” sottolinea l’eurodeputata.
“Bisogna assolutamente scongiurare questo arretramento, che rischia di compromettere non solo gli obiettivi climatici, ma anche la possibilità per cittadini e imprese di liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili e dal caro-bollette. Non vanno tagliate le risorse, ma messe le CER nella condizione di accedere ai contributi,” conclude.
