L’emendamento approvato in Parlamento che vieta l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole medie rappresenta un grave passo indietro culturale e civile.
In un momento in cui la società continua a essere segnata da violenze, abusi e femminicidi, togliere ai ragazzi e alle ragazze gli strumenti per comprendere sé stessi, il proprio corpo, le emozioni e le relazioni significa indebolire la prevenzione e rinunciare al compito educativo più importante che la scuola deve svolgere: formare cittadini consapevoli e rispettosi.
Non si tratta di “ideologia”, ma di educazione alla convivenza e alla dignità.
Parlare di affettività e sessualità a scuola, in modo serio e scientificamente fondato, significa dare ai giovani la possibilità di conoscere, capire, proteggersi e rispettare gli altri. È un investimento nella prevenzione della violenza, non una minaccia ai valori familiari.
Anche realtà come la Fondazione Giulia Cecchettin hanno espresso forte preoccupazione per questa scelta, sottolineando che la violenza di genere si combatte con la conoscenza, non con la censura.
L’educazione all’affettività è infatti uno strumento di prevenzione, capace di promuovere rispetto, parità e consapevolezza nelle relazioni, contribuendo a costruire una società più sicura e libera dalla violenza.
Come rappresentante delle istituzioni, credo che la risposta non sia togliere educazione, ma rafforzarla.
Serve investire di più in progetti di educazione all’affettività, al rispetto, alla parità e al consenso, e prevedere la figura dello psicologo scolastico stabile e quotidianamente presente in ogni scuola, non solo per poche ore alla settimana. È da lì che passa la vera prevenzione: dal sostegno ai ragazzi, dall’ascolto e dalla costruzione di relazioni sane.” Lo dichiara il Consigliere regionale Renzo Masolo (AVS).
Educare all’affettività non significa sostituirsi alle famiglie, ma allearsi con esse per formare una generazione più consapevole, libera e capace di amare senza possedere.
