Dopo un decennio in deroga, è stato votato il nuovo Piano Faunistico Venatorio per il Veneto.
“La nostra rappresentante in Consiglio Regionale, Cristina Guarda, ha svolto un importantissimo lavoro, sia in fase di commissione che di discussione in aula, dove ha assunto il ruolo di ‘contro relatrice’ al Piano sostenendo le istanze delle associazioni ambientaliste” hanno dichiarato i due co portavoce di Europa Verde Verdi del Veneto, Luana Zanella ed Enrico Bruttomesso.
”Purtroppo, la maggioranza al governo della Regione si è dimostrata ancora troppo legata al consociativismo elettorale, scegliendo di favorire le associazioni venatorie, invece di adottare una più lungimirante visione volta a tutelare la nostra fauna regionale, già messa in crisi dal cambiamento climatico.”
Zanella e Bruttomesso si complimentano in ogni caso con la consigliera regionale per l’ottimo lavoro svolto e lanciano un importante appello ai proprietari dei fondi: “Ci saranno 60 giorni per chiedere l’estromissione dalla caccia dai vostri fondi, poco dopo l’entrata in vigore del Piano. Avete quindi la possibilità di evitare che i cacciatori entrino a sparare agli animali nei vostri terreni”.
Va ricordato infatti che, per legge, il nuovo PFVR consente a tutti i cittadini di sottrarre il proprio fondo privato alla caccia. Grazie al lavoro di Cristina Guarda, è stato sburocratizzato l’iter per la presentazione delle domande dei cittadini che finalmente avranno la possibilità di vietare il passaggio dei cacciatori e gli spari nei terreni dove vengono svolte attività agricole o turistiche, come molti attendono da anni.
I co-portavoce regionali verdi ricordano anche che, sempre grazie anche al lavoro della consigliera Giarda, sono state approvate numerosi emendamenti che aumentano la percentuale di territorio destinato alla protezione della fauna selvatica, istituendo nuove Oasi, nuove zone di ripopolamento e cattura (ZRC) in tutte le nostre province per proteggere e conservare la biodiversità regionale. In particolare, sono stati tutelati i valichi alpini, importanti vie d’accesso dell’aviofauna migrante,
Va ricordato come la nostra fauna è messa a dura prova non solo dalle attività antropiche e del costante aumento della cementificazione, ma anche dai cambiamenti climatici. Infatti studi nazionali, come quello di Rete Rurale Nazionale e LIPU dello scorso anno, confermano che i frequenti eventi climatici estremi e i prolungati periodi siccitosi invernali ed estivi, hanno ridotto notevolmente le specie animali, soprattutto quelle cacciate.
“Per fortuna – concludono i portavoce- anche la caccia è in via di estinzione ed una nuova coscienza ambientalista si sta diffondendo sempre di più soprattutto tra le giovani generazioni!”