L’assegnazione da parte del Cio al tandem Milano-Cortina delle Olimpiadi invernali 2026 e le relative scene di giubilo, con tanto di enormi cartelli lungo le nostre strade di ringraziamento al presidente della Regione del Veneto e ora persino con diari scolastici di propaganda da distribuire ai bambini delle elementari, hanno ricordato le note scenette pubblicitarie del Grattaevinci di qualche anno fa. Il ritiro una dopo l’altra delle candidature di Sion, Graz ed Innsbruck, Sapporo, Calgary e la competizione con la sola Stoccolma-Are, candidatura poco convinta e poco sostenuta localmente, hanno determinato la “grande vittoria”. Pochi, nell’ebbrezza della vittoria, si son chiesti il perché di una tale assenza di competizione per un grande evento sportivo.
Nelle altre città ed aree turistiche montane inizialmente candidatesi si è cominciato a valutare realisticamente ciò che hanno portato al territorio le Olimpiadi invernali del passato: poco sviluppo sostenibile e duraturo, danni ambientali e debiti per i contribuenti. E in modo democratico, attraverso anche l’istituto del referendum, si è discusso e si sono prese delle decisioni. Si è avviata inoltre in molte località montane, in particolare delle Alpi, una riflessione più generale su quello che dovrà essere il turismo del futuro: turismo sempre più sostenibile e rispettoso dell’ambiente e delle bellezze paesaggistiche, turismo sempre meno legato ai caroselli sciistici in considerazione anche di una neve naturale ormai non più sicura nei mesi invernali e a quote sempre più alte a causa dei cambiamenti climatici. Non è escluso che lo sviluppo imprevedibile di tali cambiamenti conseguenti al riscaldamento globale ci riservi inverni sempre più caldi e privi di neve, compreso quello del 2026, con la necessità di ricorrere a sempre più costosi ed impattanti sistemi di innevamento artificiale.
La provincia di Belluno ha subito sulla sua pelle, il suo territorio fisico ed i suoi abitanti, gli effetti mai visti prima di questa accelerazione del riscaldamento globale (tempesta Vaia), effetti dovuti non ad un evento che statisticamente si ripeterà fra cent’anni come la storica piena del 1966, ma ad un evento che si ripeterà probabilmente in tempi più brevi anche se ci si augura in aree più limitate (così sta succedendo ovunque in Italia e nel mondo) in quanto legato a questa modificazione permanente del clima, alla maggiore energia presente nell’atmosfera.
A ciò si aggiunge una situazione sempre più grave, diffusa e difficilmente gestibile della movimentazione naturale di enormi quantità di materiale detritico, i caratteristi ghiaioni ai piedi delle pareti dolomitiche, prima impossibilitati a muoversi perché legati assieme e frenati dal terreno permanentemente gelato (permafrost) ed ora sottoposti al triplice congiunto effetto dello scioglimento del ghiaccio a causa delle alte temperature in quota, di precipitazioni intensissime (bombe d’acqua) e di pendenze accentuate.
Ma tutto ciò a Zaia, cinto dall’alloro della facile vittoria, non sembra interessare. Non è mai stata nemmeno presa in considerazione una dichiarazione di stato di emergenza climatica, ovvero una presa di coscienza collettiva su cosa sta succedendo alla nostra “casa comune”. Mentre a maggio di quest’anno una anomalia climatica conseguente al riscaldamento globale determinava al polo nord lo scioglimento dei ghiacci artici ed invece alle nostre latitudini un clima umido con temperature al di sotto delle medie mensili, l’assessore regionale leghista Roberto Marcato ironizzava su Facebook sul riscaldamento globale e sugli amici di Greta. Mentre i bellunesi piangono sugli effetti della tempesta Vaia dovuti al cambiamento climatico, la Lega ride e qualcuno si comporta da sbruffone con una coraggiosa ragazzina di 16 anni.
Ripristinare i danni di Vaia e distribuire risarcimenti sul territorio (per chi è riuscito a superare la complicatissima fase amministrativa della domanda) è doveroso ma non basta. Non basta invitare ad essere “resilienti” passivi, a subire e ad adattarsi in qualche modo ai cambiamenti climatici. Bisogna essere anche “resistenti” attivi nel contrastare tali cambiamenti, consci di essere oggi prima di tutto, e prima di ogni sovranismo, abitanti di una casa comune, il nostro pianeta.
L’occasione delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, con tutti i rischi ambientali connessi a tale manifestazione nel fragile territorio delle Dolomiti, può comunque rappresentare una opportunità unica per dare avvio nel nostro territorio ad una azione di resistenza attiva e di cambiamento coinvolgendo in primis la popolazione bellunese e gli operatori economici locali per un nuovo sviluppo economico sostenibile. Tale opportunità è addirittura espressa a chiare lettere nell’incipit del Dossier di candidatura presentato a Losanna:
I giochi invernali più sostenibili e memorabili di sempre, fonte di ispirazione per cambiare la vita
delle generazioni future…
Quindi al centro delle Olimpiadi, oltre che le varie competizioni sportive, ci sono e ci saranno i concetti di “sostenibilità” e di “cambiamento” a favore delle generazioni future. Quanto questi concetti, espressi forse non convintamente ma perché richiesti dallo stesso Cio, saranno considerati prioritari da chi avrà il compito di gestire e governare la fase preparatoria alle Olimpiadi e le Olimpiadi stesse, e di ispirare la fase successiva di cambiamento per le generazioni future, non è dato ancora sapere. Ma se, come dice il presidente del Coni Malagò, il Dossier rappresenta una specie di “Tavola della legge”, l’incipit prima citato rappresenta l’ “Io sono il signore dio tuo”. Sarà compito della società bellunese e dell’area dolomitica in generale interessata dall’evento, delle organizzazioni politiche, delle associazioni ambientaliste operare attivamente attraverso azioni di proposta, di sollecitazione, di controllo, di critica e se necessario di protesta, affinché in maniera concreta ed efficace sostenibilità e cambiamento siano al centro di ogni pensiero e di ogni attività.
Leggendo il Dossier Olimpiadi si possono individuare tre temi principali dove poter sviluppare i concetti di sostenibilità e cambiamento: (estrapolando dal Dossier stesso)
1) Villaggio olimpico di Cortina. Villaggio temporaneo da realizzarsi con moduli prefabbricati. Edifici residenziali con fonti energetiche ad alta tecnologia e adottando protocolli internazionali (Envision TM e LEED). Speciale attenzione a massimizzare l’impiego di legno certificato e di materiali riciclati o rinnovabili. Moduli poi da ricollocare in tutta Italia a cura della Protezione Civile in caso di calamità naturali.
2) Trasporti. Impegno a mettere in atto piani di controllo delle emissioni di CO2 e di realizzare un evento a emissioni zero. Predisposizione di una piattaforma di gestione integrata della mobilità. Dotazione per il 2026 di un parco autobus 50% veicoli elettrici, 25% ibridi e 25% euro6 diesel.
3) Utilizzo di alimenti o bevande a marchio europeo “Prodotto di montagna” e/o IGP nonché promozione del consumo sostenibile e responsabile.
Riguardo a tali temi, ma altri potrebbero essere sviluppati in chiave sostenibilità e cambiamento, si possono fin da subito fare alcune semplici proposte e sollecitazioni: (con riferimento agli stessi punti 1,2,3 precedenti)
1) L’occasione è imperdibile per dare impulso decisivo alla filiera del legno mai decollata in provincia di Belluno ed in particolare alla realizzazione di edifici residenziali in legno certificato. Oltre che rappresentare una significativa opportunità di sfruttamento di risorse locali e di sviluppo di nuove attività economiche, le case in legno costituiscono un importante serbatoio di stoccaggio di CO2. Gli edifici di alta qualità energetica e tecnologica previsti per il villaggio olimpico in moduli prefabbricati non devono poi assolutamente finire in depositi della Protezione Civile a marcire ma devono essere fin dall’inizio progettati per essere ricollocati nel territorio delle Dolomiti, in particolare nella provincia di Belluno, per dare abitazioni a prezzi accessibili a giovani coppie che vogliano risiedere in aree montane (una strategia globale del Dossier è anche la prevenzione dello spopolamento e la garanzia di una elevata qualità di vita!) o per consentire di dare nuove sicure abitazioni a famiglie che abitano in case soggette a rischio per possibili eventi calamitosi, evitando di difendere zone abitate con interventi altamente costosi e/o di dubbia efficacia.
2) L’occasione è ugualmente imperdibile per mettere in atto fin da subito piani di controllo delle emissioni di CO2 e per definire, con lo sviluppo della piattaforma integrata della mobilità, gli interventi infrastrutturali necessari alla luce di un disegno complessivo di mobilità sostenibile (con riferimento in particolare agli autobus elettrici come richiesto anche dalla Direttiva UE 2019/1161) che garantisca la migliore qualità di viaggio nelle valli delle Dolomiti anche nella vita quotidiana di residenti e turisti. Con particolare riferimento al turismo sostenibile va promossa la mobilità condivisa quale servizio complementare al trasporto pubblico assecondando così lo sviluppo in particolare del car sharing elettrico a Milano ed in altre città europee. Il futuro sviluppo della mobilità elettrica è fondamentale anche per una valutazione, in chiave di sostenibilità ambientale ed economica, della opportunità, della fattibilità e delle priorità di eventuali nuove infrastrutture ferroviarie.
3) Infine l’occasione è sempre imperdibile per dare un definitivo impulso alla costituzione del Bio Distretto della provincia di Belluno, al fine di valorizzare i suoi prodotti tipici di montagna ed in generale la sua produzione agricola mantenendo un ambiente integro libero dai veleni. Per una valorizzazione efficace tali prodotti tipici dovranno trovare distribuzione anche in un sistema integrato di ristoranti a chilometro zero, bar biologici ed eco-hotel sempre più richiesti nell’ambito del turismo sostenibile.
Nel contempo potrà formarsi e maturare una comunità bellunese esemplare in tema di consumo sostenibile e responsabile (come esemplare in gran parte già lo è in tema di raccolta differenziata e riciclo dei materiali) quale contributo specifico dei bellunesi alla azione di “resistenza” attiva contro i cambiamenti climatici e quale fonte di ispirazione per cambiare la vita delle generazioni future.
Zaia, questa è una battaglia impegnativa! Vogliamo provare a vincere difficile?
Ing. Luigino Tonus – Verdi Belluno