Combattere il virus è combattere l’inquinamento

In Lombardia abbiamo una concentrazione molto più alta della media nazionale di persone risultate positive, di decessi e della percentuale dei decessi rispetto ai positivi da Coronavirus. Certamente si tratta di una regione molto popolosa , ma questo non basta a dare risposte esaustive, considerati invece con piu’ attenzione alcuni indicatori valori MEDI, ad esempio il fatto che nella regione lombarda è stata riscontrata una persona risultata positiva al coronavirus ogni 568 abitanti, nel resto delle altre Regioni italiane invece, in media, una ogni 2.794 abitanti.

In Lombardia c’è un altro record costante di cui dobbiamo tenere conto: i più alti, persistenti e misurati, livelli di inquinamento dell’aria d’Europa, in particolare da particolato (PM10 e PM2,5) , con ripetuti superamenti sia delle concentrazioni, sia dei giorni di sforamento dei limiti consentiti. I mesi di gennaio e febbraio 2020 non hanno fatto eccezione
Fra le città piu’ inquinate di italia en 7 -comprese le prime 3- sono lombarde: Brescia, Lodi , Monza , Milano Bergamo, Cremona con 127 e Pavia.
L’esposizione prolungata all’aria inquinata, in particolare da particolato ,come e’ noto e confermato da decenni, da decenni, provoca rilevanti aumenti della vulnerabilità delle vie respiratorie nei confronti di virus patogeni. Persone che da più anni sono esposte a livelli elevati di inquinamento dell’aria – quindi anche più anziane – hanno una più alta probabilità di essere colpite da eventi , infiammatori e da una riduzione della funzione polmonare.

Ci sono due ricerche scientifiche recentissime degne di attenzione:
-un gruppo di scienziati cinesi ha verificato che , in presenza di forti concentrazioni di particolato, il sistema respiratorio è indebolito e più vulnerabile per le gravi complicazioni polmonari generate all’attacco di virus come il coronavirus.
– esperti ricercatori delle universita’ italiane e della Società italiana di medicina ambientale hanno appena pubblicato un Position paper (Relazione circa l’effetto dell’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione di virus nella popolazione) su questa problematica.
Secondo queste ricerche il particolato e’ una specie di vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. I virus si “attaccano” (con un processo di coagulazione) al particolato atmosferico anche per ore, giorni o settimane e possono essere trasportati e diffusi anche per lunghe distanze.
Il tasso di inattivazione dei virus nel particolato atmosferico dipende dalle condizioni ambientali: mentre un aumento delle temperature e di radiazione solare influisce positivamente sulla velocità di inattivazione del virus, , e questo spiegherebbe anche la minore potenza di diffusione in alcune aree del pianeta a clima tropicale o subtropicale, mentre un’umidità relativa elevata può favorire un più elevato tasso diffusione del virus cioè di virulenza.

Servono ulteriori e più approfonditi studi, non tanto per stabilire se, ma quanto l’inquinamento atmosferico, in particolare da particolato, abbia contribuito, insieme ad altre cause, a determinare una così alta concentrazione della diffusione e dei decessi per il coronavirus in Lombardia. Questo sara’ fondamentale per impostare le future misure di prevenzione. Perché quello che sta accadendo non accada più

Elisabetta Patelli, portavoce dei Verdi della Lombardia 

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