Il Veneto non è pronto. I pochi tamponi faranno vincere il virus

Le performance del Veneto per quel che riguarda il tracciamento dei positivi al virus sono sempre meno efficaci, con numeri di tamponi inferiori alla maggioranza delle altre regioni. La narrazione della giunta racconta una realtà che è smentita dai dati. Per questo chiediamo chiarezza e trasparenza al presidente Zaia su questo tema fondamentale per la salute di tutti i cittadini.

di Francesco Meneghello – Il Veneto durante “la gestione Crisanti” dell’epidemia si era distinta per essere una delle regioni che meglio erano riuscite ad affrontare la crisi sanitaria. Dato che non ci piace la contrapposizione politica fine a sé stessa diamo merito a Zaia di aver riconosciuto e investito nelle intuizioni di Crisanti imbastendo il più importante sistema di tamponi e tracciamento d’Italia. 

Ma oggi pare ormai che non vi sia più traccia di ciò che si era costruito durante i mesi del lockdown e il Veneto si sta dimostrando come una delle peggiori regioni per quanto riguarda il numero di tamponi e il sistema di tracciamento. Vediamo i numeri:

  • TAMPONI: ad aprile 2020 Zaia aveva promesso “dopo l’estate saremo in grado di processare 30000 tamponi al giorno”. Prendendo come riferimento la scorsa settimana vediamo che la realtà è ben diversa. Tra il 12/10 e il 18/10 in Veneto sono stati fatti 82328 tamponi, ovvero una media di 11761 tamponi giornalieri (ricordate, occorre sempre guardare la media settimanale dei tamponi date le grandi oscillazioni tra i diversi giorni della settimana), ben distanti dalle cifre raccontate in campagna elettorale. E nelle altre regioni? Come se la stanno cavando? In Emilia-Romagna, che ha quasi mezzo milione di abitanti in meno, ne sono stati fatti 84307 mentre in Lazio ne sono stati fatti addirittura 118150. Ovviamente si dirà subito: “eh grazie, ma il Lazio ha più abitanti del Veneto”. Vero! Ma se rapportassimo il numero di tamponi pro capite di questa regione alla situazione Veneta, la scorsa settimana avremmo dovuto fare 98890 tamponi, 16562 in più di quelli fatti. Non proprio briciole!
Figura 1. Tasso di positività delle ultime 5 settimane, Stefano Sammartino
  • TASSO DI POSITIVITA: In una conferenza stampa di qualche giorno fa il Presidente si chiedeva ironico “chissà quanti tamponi fanno i miei colleghi”. La risposta è molto semplice: quasi tutti ne fanno più di noi! Per spiegare bene le mancanze della regione in questa fase della curva epidemica occorre introdurre un concetto troppo spesso dimenticato dai media, ovvero quello di casi testati. I casi testati rappresentano tutti quei tamponi che vengono fatti per trovare nuovi positivi (nel numero di “tamponi in generale” troviamo anche tutti quei tamponi fatti per controllare se soggetti già positivi si sono negativizzati o meno). Bene, la fondazione indipendente GIMBE ha fatto una ricerca sul numero di casi testati per 100 000 abitanti nella settimana tra il 7/10 e il 13/10. Il Veneto è con i suoi 674 testati ogni 100 mila abitanti è la sesta peggior regione d’Italia. Il valore medio è di 838, mentre la regione più virtuosa è il Lazio con quasi il doppio dei testati della nostra regione, 1274. Ma ancora più drammatico è il tasso di positività (ovvero il rapporto tra casi testati e nuovi tamponi positivi) che in quella settimana ha raggiunto il 9,9%, quarta peggior regione. Tornando alla scorsa settimana (12/10-18/10) il Veneto ha raggiunto un tasso di positività pari al 14,3%, piazzandosi dietro solo a regioni in piena crisi come Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta [figura2].

 

Figura 2. Rapporto testati per numero di abitanti, GIMBE.

  • DECESSI E OSPEDALIZZAZIONI: il tasso di positività dei testati è l’indice che meglio spiega il grado di controllo che un governo ha dell’epidemia. Un tasso più alto significa che non riusciamo a testare e isolare abbastanza positivi e quindi che l’epidemia continuerà la sua crescita esponenziale senza rallentamenti. Il Veneto è passato nel giro di 5 settimane dall’essere una delle migliori regioni d’Italia con il 3,3% di positivi, a essere una delle peggiori con il 14,3%. Questo incremento inizia a riflettersi anche nelle ospedalizzazioni e nelle terapie intensive. Il Veneto è ancora una delle regioni con il minor tasso di ospedalizzati per abitante, questo in virtù dell’ottimo sistema di tamponi e tracciamento seguito dalla regione. Ma questi numeri stanno rapidamente cambiando. Siamo passati da avere 244 ospedalizzati e 29 terapie intensive il 12/10 ad averne 378 e 44 il 18/10. Ciò che ci spaventa è che l’incremento drammatico del tasso di positività della scorsa settimana inizierà a pesare sulle ospedalizzazioni solo tra quindici o venti giorni. Potremmo presto trovarci a commentare una situazione drammatica, simile a quelle che si stanno rilevando in altre regioni dove i tamponi e tracciamento hanno seguito un trend simile a quello del Veneto nelle settimane precedenti (come Liguria o Piemonte). Per quel che riguarda i decessi il Veneto segna un altro record negativo. Come mostra il grafico nei commenti il Veneto è fin dal 15/07, la data in cui sono rincominciati a crescere i casi, la peggio regione per morti rapportati alla popolazione. Questo record è stato detenuto fino a fine settembre quando siamo stati superati dalla Liguria. Al 18/10 con 4,36 morti ogni 100.000 abitanti siamo la seconda peggior regione d’Italia dietro alla Liguria ma ben staccati dalla Lombardia (3,21) e il Lazio (3,19) [figura 3].
Figura 3. Deceduti nella seconda ondata, Roberto Viali.

Siamo preoccupati che il vantaggio sul virus accumulato dal Veneto durante l’estate venga definitivamente vanificato dalla drammatica situazione che si sta venendo a creare nel sistema di tamponi e tracciamento. Anticipiamo una critica, che sicuramente verrà fatta, dicendo che i test antigenici (ovvero i tamponi rapidi) non possono essere sostitutivi del tampone nasofaringeo. Come riportato dall’Università di Padova e dallo stesso dottor Rigoli la loro sensibilità è solo dell’85%. Questo significa che ogni 100 positivi testati ci saranno 15 falsi negativi, rendendolo un utile strumento di supporto ma non sostitutivo del tampone “classico”. Per questo siamo preoccupati della situazione e chiediamo alla regione di invertire questa rotta che ci porterà alla saturazione del sistema ospedaliero, a morti e a nuove chiusure. Se non agiamo subito non saremo più in grado di tracciare i positivi e il virus avrà la meglio. Per questo invitiamo il consiglio regionale, l’assessora Lanzarin e il presidente Zaia ad ascoltare le nostre parole e ad agire quanto prima.

P.S. I primi dati di questa settimana ci fanno purtroppo temere che il trend sia in netto peggioramento. Tra il 19/10 e il 22/10 è stata fatta una media di 11654 tamponi e sono stati trovati 3739 positivi, contro i 2067 dei primi quattro giorni della scorsa settimana. Speriamo che il fine settimana possa aggiustare questo dato così basso.

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