Le violenze di Piazza Erbe sono la conseguenza della mancanza di progettualità
Se le grandi tovaglie stese sul selciato di Piazza Bra, mercoledì mattina, hanno indicato la frustrazione dello stato sociale, la manifestazione violenta e non autorizzata di Piazza Erbe fa emergere in tutta chiarezza l’impreparazione dell’Amministrazione e la mancanza di visione della Regione Veneto.
Assolutamente necessario bloccare i facinorosi, impedirne in futuro l’azione. Impedire che gruppi orientati verso l’estrema destra canalizzino la rabbia e la strumentalizzino, per creare agitazione e disturbare il confronto civile tra le parti che è il presupposto indubitabile della democrazia.
Il più recente Dpcm ha cercato una via “media”, che moderi la diffusione del virus senza scadere nel già vissuto lock down. Un provvedimento necessario, ma timido. Soprattutto, un provvedimento poco capace di guardare alla realtà socio-economica del nostro Paese con la dovuta lucidità. Esito di un’estate spensierata.
Non pochi tecnici, e per primo Andrea Crisanti, hanno sottolineato che in condizione di aumento esponenziale dei contagi l’urgenza è quella di aumentare in modo radicale il distanziamento sociale, per poi addomesticare la curva ripiegata tramite un massiccio lavoro di rilevazione e tracciamento.
Da qui emerge la questione più spinosa: Governo e Regioni – e certamente Regione Veneto – hanno mancato completamente il secondo obiettivo: nessuna vera implementazione della medicina del territorio, del sistema dei tracciamenti. Nessun significativo intervento strutturale sulla rete dei trasporti.
Ecco che a fare le spese di tutto questo è insieme il comparto produttivo e lo stato sociale.
Prima, le nuove generazioni. La scuola diviene Didattica a Distanza perché non si sono riorganizzate, e potenziate, le corse che portano gli studenti verso gli istituti. La scuola chiude perché le ASL non riescono a sorvegliare i contatti e la diffusione della malattia. Chi restituirà ai nostri studenti il fondamentale dialogo formativo con i docenti, l’incontro e l’esperienza, il confronto e il produttivo dialogo con l’altro? La mancanza di tutto questo è grave perché apprendimento e crescita personale non possono avvenire “sotto vuoto”: sono eventi, come direbbe Luigina Mortari, relazionali che devono la loro significatività al quella mistura di sentimenti, percezioni, aspirazioni, concetti e idee, che vengono solo dall’apertura all’alterità.
Contestualmente, i lavoratori – del settore dei servizi in particolare – si trovano spiazzati e marginalizzati. Spesso, dopo aver investito denaro per adeguare i proprio locali per lavorare in sicurezza e per accogliere la propria clientela in sicurezza.
Il nostro corpo sociale assorbire queste tensioni, le accumula in forma di dissenso. Un dissenso che il populismo più becero sta riuscendo a trasformare rabbia.
Le istituzioni devono essere, senza incertezze, argini a questi movimenti. Devono immediatamente bloccare, condannare.
Sboarina deve al più presto chiarire quale sarà la sua prospettiva di azione. E deve anche guardare la realtà e ammettere che la sua Amministrazione ha mancato gravemente in termini di pianificazione e prevenzione del disagio.
Europa Verde Verona