Il baobab, l’albero – fratello dell’Africa

di Jean Pierre Pissou – In terra africana ci sono diversi alberi che popolano il creato. Per esempio l’Iroko, il Tek, l’Ebano, il Mango, il Ginseng. Ma il piu’ noto è sicuramente il Baobab, chiamato Adansonia digitata (non so chi ha inventato questo “strano” nome).I motivi per cui pero’ questo gigante dell’ambiente è il piu’ conosciuto e per certi aspetti il piu’ rispettato sono tanti.La magnificenza della sua forma. E’ un albero enorme, grande in altezza e vasto in larghezza. A guardarlo da lontano ti sembra di vedere una pianta che tocca le nuvole e nello stesso tempo ha le radici molto posate.Il baobab é una  pianta longeva, vive quasi trecento anni ed è anche la piu’ energica ed ospitale nei confronti degli esseri umani e degli amici animali, in particolare modo degli uccelli. Quest’ultimi sono i frequentatori piu’ assidui del Baobab. Essi si rifugiano tutto l’anno tra le foglie e nei rami di questo albero-fratello dell’Africa subsahariana. Perfino  all’interno dei buchi, sotto le radici, si scoprono bellissimi nidi di uccelli e di topi e folte ed eleganti ragnatele, fatte quasi ad arte.

Da sempre il Baobab è per la diletta madre-Africa e per i suoi figli un albero molto ospitale ed accogliente, non fosse altro per i suoi rami avvolti da enormi foglie che nel periodo della stagione della siccità (tra novembre-marzo per la costa occidentale, il golfo della Guinea) scompaiono, ma non del tutto. La tradizione africana lo chiama l’Arbre des Sages et des Savants,  albero dei saggi e dei sapienti. Perché sotto il Baobab appunto gli anziani impartiscono preziosi e basiliari consigli di saggezza e utili regole di educazione pedagogica ed ambientale. Esso ospita anche le persone per delle regolari cerimonie agli Antenati e ai Viventi invisibili, ossia di coloro che sono passati sull’altra sponda del fiume. I cosiddetti morti.

La bellezza di questa straordinaria pianta sta anche nel fatto che mentre cresce lentamente, senza fretta, blewu, blewu come dicono gli Ewé, le sue radici si dirigono in due direzioni, interna (in profondità) ed esterna  trasformandosi piano piano in piccoli sgabelli. Tanto che per sedersi sotto il baobab, come amavamo fare ogni pomeriggio dopo scuola, non c’è bisogno di sedie, di null’altro. Basta andare decisamente sotto la sua ombra. Avvicinarsi al Baobab non è facile in quanto è un gigante che incute paura e un senso di spaesamento, perché ci si sente un essere minuscolo di fronte a lui. Da bambino, quando mi avvicinavo al baobab che collega la mia scuola elementare al mio villaggio, mi sentivo un nulla.

Un pomeriggio, mentre ero sulla via del rientro a casa, vuoi per la stanchezza, vuoi per il desiderio di mettermi all’ombra di un protettore dopo una giornata tra studi e compiti, mi sono soffermato un attimo sotto il nostro Baobab.  Quel tardo pomeriggio  ero in compagnia dei miei due compagni di scuola, Ahotognon e Gbayi. Anche loro si sono avvicinati e per un attimo ci siamo seduti. La prima cosa che ho fatto  è guardare l’albero dal basso in alto e tutto intorno. Era talmente enorme che mi sono chiesto che “razza” di pianta fosse quella.Il Baobab merita davvero il premio unesco per il creato (se esiste), dico questo da anni, già quando studiavo al Liceo (Collège Saint-Albert Le Grand), da quando cioè i miei maestri africani e canadesi ci spiegavano in modo convincente il valore e l’importanza di questi riconoscimenti internazionali (Premio Nobel e i riconoscimenti Unesco)   La prossima volta che sarete in Africa, cercate di approcciare questo gigante bello del creato africano.

Quando in Togo, i colonizzatori tedeschi prima e francesi dopo giungono da noi, scoprono quanto è importante il Baobab per le donne e gli uomini africani. Lo definiscono “Baobab, l’Arbre des Palabres et des mots” che significa l’albero della Parola. L’albero de la parola perchè è all’ombra dei suoi rami che avvengono le lunghe conversazioni e discussioni concernenti le questioni e i problemi della comunità del villaggio. Qualche missionario di Alzazia che veniva nel mio villaggio per la celebrzione liturgica domenicale osava chiamare il baobab, “l’Arbre qui abrite la pensée et la culture africaine”, l’albero che ospita il pensiero e la cultura africana. Lo diceva non per disprezzo, ma con un forte senso di riconoscimento. Effettivamente, personalmente ho assistito per anni sotto il baobab a  bellissimi incontri e dibattiti tra gli anziani saggi. Discussioni che vertevano sulle condizioni di vita della gente del villaggio o sulle decisioni a prendere per il benessere e la riconciliazione tra le persone in lite.

E’ sotto il Baobab, denominato pure col nome “abomey” che significa “tra le mani” in ewé, che a gennaio 1988 è stata presa per esempio la decisione di costruire il primo pozzo d’acqua potabile nel mio villaggio di Dadja-Tchogli.  

Da ragazzo, mi prendevo ogni tanto anche il gusto di nascondermi in compagnia dei miei coetanei nei buchi-nascondiglio, sotto le radici della pianta. Una volta che mi infilavo sotto l’albero, i miei compagni mi inseguivano e ci si  trovava tutti seduti,  ad ascolare le voci esterne delle persone sedute sia sui rami che sulle radici sporgenti dell’albero a conversare o ad intavolare accese discusioni su fatti quotidiani. Un modo divertito di vivere la nostra relazione con l’albero-fratello.

Altra caratteristica essenziale e vitale del nostro albero-fratello, sono  i preziosi doni che offre da secoli a noi africani da sempre e ora al mondo intero: I suoi frutti.

Mia madre fin da piccolo, come tutte le mamme, mi offriva da bere la bevanda (infuso) a base di frutti di baobab. Tale bevanda è super raccomandata dai guaritori e dagli erboristi africani.  Non esiste una posologia per questo tipo di medicinale. E’ raccomandata per i neonati perché, a dire dei saggi dell’Africa Nera favorisce la buona digestione purificando l’apparato digestivo e nello stesso tempo irrobustisce i muscoli dei piccoli in fase di crescita. La bevanda dei frutti di baobab funziona come un antinfiammatorio,  ha un azione preventiva contro virus, febbre, bronchiti e dolori reumatici. Inoltre è un naturale integratore soprattutto nei mesi freddi invernali. Altre sue principali proprietà terapeutiche sono quelle recentemente divulgate dopo accurate analisi ed sperimentazioni  dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)  favorendone la esportazione in Europa e in altri paesi.

Inoltre i frutti bianchi di baobab sono degli antiossidanti che possiedono minerali in grado di drenare tossine ed acidi urici che indeboliscono l’organismo. Si puo’ miscelare la polvere bianca dei frutti di baobab al thé caldo, piuttosto che al latte o alla bevanda di tapioca o altre bevande ancora prima di assumerla. A noi in Africa, le mamme la facevano assumere da sola (senza miscela alcuna).

Come si prepara:una tazza di acqua calda e vi si aggiunge un o due cucchiaini di polvere dei frutti. La si lascia raffreddare e poi la si beve.

Devo dire che da quando le proprietà terapeutiche dei frutti del baobab, nostro albero-fratello sono state ufficialmente riconosciute e diffuse,  i prodotti del Baobad sono state liberalizzate, molte case farmaceutiche sono partite in quarta alla ricerca delle piante di baobab nei villaggi africani. Io spero solo che questo nostro albero-fratello il simbolo della nostra memoria storica e l’agorà della cultura e del pensiero africano non faccia mai la fine di altre piante come il caffè e il cacao. Queste ultime sono finite solo per essere considerate prodotti di mera esportazione selvaggia e dispettosa e fonte di arrichimento per pochi e di povertà per molti, specie i contadini africani.

La mia riflessione sulla vitalità e il valore del Baobab vuole essere un consiglio per un sano e rispettoso atteggiamento nei confronti di questo albero secolare che è il simbolo della nostra madre-diletta Africa. Un albero, il Baobab di cui altezza e grandezza corrispondono alla profondità e alla bellezza delle sue radici. Poi come si sa, se i rami di una pianta vogliono fiorire devono poter rispettare le radici stesse della pianta.

 A te,

Mio fratello Baobab, tu che da secoli nutri la cultura e la vita concreta dell’Africa e degli Africani,

tu che in stagione della siccità e dell’Harmattan invochiamo contro il freddo,

tu che a Natale e Pasqua e alle feste degli Antenati, offri da bere  bevanda gustosa e buona a noi africani e ai nostri graditi amedzro, cioè persone desiderate, ospiti

Tu che ci nutri con le tue verdeggianti foglie e i tuoi frutti succulenti quanto arricchenti di vitamina,

Tu che sei da sempre il testimone vivo delle storie africane, nel bene e nel male,

Tu che ricordi con la tua magnificenza e la tua delicata bellezza a tutti che il fenomeno del “Land grabbing” è un furto e una ingiustizia nei confronti della Terra-Madre Africa,

Tu che chiedi che i beni dell’Africa siano restituiti senza se né ma,

Tu Baobab, Albero Accogliente e Vitale,

Tu che esprimi al livello visivo il valore di ogni Esistenza africana,

Tu che simboleggi la battaglia contro l’inquinamento e il degrado ambientale in Africa rurale e urbana,

Resta  ancora con noi per lunghi anni, testimone dell’ecosistema africano,

anche perché hanno  bisogno  ora di te anche l’Europa, l’America e l’Asia.

Di te hanno altresi’  bisogno l’OMS, IL FMI e la BCE e l’EU.

Di te hanno bisogno tutti, perché di te si nutre l’intero mondo dei Viventi Visibili e dei Viventi Invisibili.

Rimani in mezzo a noi, sia nel silenzio della tua dolcezza

Che nel calore della tua accoglienza,

perché l’Umanità ha bisogno interamente di Te,

Baobab-Fratello  dell’Africa.

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