Articolo di Francesco Meneghello.
Secondo un report di Global Health Institute Vicenza è la quarta città in Europa per numero di morti causate dalle PM 2.5. Ai decessi prematuri dovuti al particolato dobbiamo però anche aggiungere la drammatica realtà di tutte quelle persone che, pur non perdendo la vita, si ammalano di cancro, malattie cardiache o respiratorie a causa di queste sostanze nocive. I PM 2.5 causano sofferenza e abbassano incredibilmente la qualità della vita di tutti noi vicentini.
Se la transizione ecologica e l’avvento di nuove tecnologie green potranno portare a un miglioramento di questa condizione nel lungo periodo, la popolazione ha bisogno di risposte più immediate.
Come fare dunque?
La natura ci mette a disposizione un alleato fondamentale contro il particolato atmosferico, ovvero le aree umide.
È ormai accertato che le così dette wetlands abbiano un incredibile capacità di riassorbire le PM 2.5, grazie alla particolarità della flora acquatica presente in questo tipo di ambiente, risultando persino più efficaci delle foreste. Se da un lato sarebbe esagerato pensare che la creazione di tali ecosistemi possa essere LA soluzione alla lotta al particolato, dall’altro esse possono veramente rappresentare un importante strumento, da accompagnare con azioni che vadano a colpire direttamente le fonti delle PM 2.5.
Non è un caso infatti che la Cina, anch’essa affetta da questo tipo di inquinamento, abbia deciso di investire moltissimo nella creazione di wetlands intorno e dentro le città, per contrastare gli effetti che il costante aumento dell’urbanizzazione ha sulla qualità dell’aria. Lo stesso Xi Jinping nel corso del 19esimo Congresso del Partito Comunista cinese ha dichiarato l’importanza di rafforzare e tutelare le wetlands.
Vicenza, prima delle bonifiche avvenute tra il basso medioevo e l’età moderna, era un territorio ricco di paludi e aree umide. Se invece di continuare a sottrarre spazio alla terra per regalarlo (spesso inutilmente) al cemento, investissimo in un vero piano di recupero di questi territori potremmo far sì che meno persone si ammalino e muoiano a causa delle PM 2.5, portando anche a una riduzione delle spese sanitarie e a un aumento dei posti di lavoro legati alla tutela di questi ecosistemi.
Se addirittura in Cina, paese che non si distingue certo per la tutela dei diritti umani, si decide di investire nelle aree umide per salvaguardare il diritto alla salute delle loro cittadine e dei loro cittadini, troviamo assurdo che qui in Veneto non si apra minimamente una discussione su questo aspetto.