I cittadini intervistano Claudio Lupo sui Pfas

Claudio Lupo, medico per l’ambiente ISDE ed esponente del Comitato di Redazione Interdisciplinare PFAS.land, risponde ad alcune domande di approfondimento sull’inquinamento causato dai Pfas e dalla strada pedemontana veneta.

Le sue risposte arrivano a margine dell’incontro organizzato da Legambiente “Una valle inquinata: la nostra salute è a rischio?” tenutosi a novembre 2021 a Castelgomberto (VI). Claudio Lupo era uno dei relatori della serata, che per Europa Verde ha visto la partecipazione della consigliera regionale Cristina Guarda e, come moderatore, di Fabio Cappelletto. Una serata partecipatissima (oltre 150 i presenti), segno che su questi temi c’è attenzione e voglia di maggiore informazione. Nonostante ciò, la Regione non vuole saperne di maggiore comunicazione.

Buongiorno Claudio, le domande che ti poniamo sono state raccolte direttamente tra i cittadini, che vogliono maggiori informazioni su come l’inquinamento incida sulla loro salute e il loro territorio. Andiamo subito al dunque.

Esistono stime o ipotesi di che percentuale di popolazione in zona rossa è esposta alla contaminazione da Pfas e della quota di questi che ha avuto effettivi sintomi patologie riconducibili alla stessa?

Questa è una affermazione che riporta la posizione della Regione nel 2019. La statistica è anche uno strumento di previsione. E ormai ci dice che il 64% degli abitanti dei 32 comuni della zona Rossa (i più popolosi sono Legnago, Lonigo, Montagnana, Cologna Veneta e Noventa Vicentina) sono contaminati. Se la percentuale viene calcolata sugli 85mila interessati agli esami, si arriva a una ipotetica cifra di 54mila persone contaminate, anche se molte di loro non lo sanno.
Per quanto riguarda statistiche di sintomi e patologie lo studio è in corso.

I tanti rischi dei PFAS per la salute
I tanti rischi dei PFAS per la salute

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Perché la Regione Veneto non provvede alle analisi del sangue di tutti i cittadini delle aree contaminate?

Questo è un punto per noi grave e per cui ci stiamo muovendo a più livelli. Siamo convinti che si tratti di un diritto negato e abbiamo coinvolto la Corte di giustizia europea ed altri organismi internazionali. Nei primi giorni di dicembre 2021 una Commissione ONU su nostra iniziativa è in Veneto anche per visitare i siti inquinati e coinvolgere tutte le istituzioni.

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È vero che lo screening del sangue è stato predisposto dalla Regione solo per i cittadini appartenenti alla zona rossa, mentre alle zone limitrofe è stato interdetto?

Esatto, per esempio se un cittadino valdagnese ha lavorato per molti anni o sta ancora lavorando ad esempio a Brendola, che è zona rossa, non può sottoporsi ad un’indagine di questo tipo.

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A quali enti ci si può rivolgere per organizzare verifiche sulla composizione degli scarichi e dell’acqua che circola all’interno del luogo di lavoro?

I servizi di prevenzione delle Ulss (SPISAL) e l’ARPAV sono enti che possono intervenire.

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L’acqua dell’acquedotto che beviamo nel nostro comune quanto è inquinata?

Sulla bolletta dell’acqua il gestore deve indicare l’analisi.

Le Poscole alle risorgive
Le Poscole alle risorgive

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La zona Miteni non è ancora stata bonificata. Cosa penseranno di fare?

Noi chiediamo la bonifica totale e non solo la messa in sicurezza operativa (MISO), come finora considerato.

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Come si potrebbe applicare il principio di “chi inquina paga” nel caso dei Pfas non solo per le azioni di mitigazione, ma anche per quelle di bonifica sul territorio?

Attraverso una sentenza definitiva del tribunale.

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La Regione Veneto ha preso qualche posizione nel processo alla Miteni?

Sì, si è presentata come parte civile. Sarà la Giustizia a definire le eventuali responsabilità di tutti oltre che dei proprietari.

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Perché l’impianto della Miteni é stato venduto a una ditta indiana? Nel prossimo futuro avremo in India lo stesso problema come è stato in America alla Dupont e adesso qui da noi…

Tutta questa storia si regge sul profitto ad ogni costo. Noi ci stiamo muovendo per far sì che in tutto il mondo non continuino ad esserci crimini ambientali. Chiediamo che vengano messe al bando le produzioni di queste sostanze.

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Ma non sono almeno trent’anni che si parla di filtri per dividere le acque bianche da quelle nere?

I filtri sono il minimo che dovrebbe essere garantito in emergenza, oltre ad un approvvigionamento da fonti sicure e la sorveglianza della popolazione. I filtri presuppongono sostituzioni e smaltimento, entrambi problematici se non avvengono con correttezza di procedure. Quella del settore conciario è un’altra annosa questione.

Su tutti questi argomenti si trovano approfondimenti al seguente link che mettiamo a disposizione dei cittadini che abbiano voglia di fare la fatica di informarsi: https://pfas.land/

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A quando la pubblicazione completa dei dati degli inquinamenti Pfas presenti nei cibi come richiesto da Greenpeace e Mamme No-Pfas e bloccati dalla Regione?

Dopo aver fatto ricorso al TAR, la regione ha finalmente consegnato dei dati, ma al momento è vero che sono incompleti. Vedi tutte le informazioni aggiornate su questo ed altro su https://pfas.land/

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È possibile organizzare incontri interni alle aziende per sensibilizzare i titolari sull’inquinamento da Pfas?

Se le maestranze e le RSA lo richiedono potrebbero essere fatti incontri di sensibilizzazione.

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Esistono volantini e materiali in cui si spiega dove si trovano le sostanze Pfas e fare più informazione?

Nel sito di informazione di Pfas.land si trovano anche tutte queste informazioni. Da quattro anni presentiamo e realizziamo anche un progetto nelle scuole medie e superiori, di cui faccio parte, e che ho indicato anche nella serata a Castelgomberto. Su richiesta facciamo incontri pubblici in collaborazione con diverse realtà ambientaliste, con legali, geologi, cittadinanza attiva, rappresentanti del mondo della cooperazione e del sociale.

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Ci parli di più del progetto nelle scuole? Come possiamo coinvolgerne sempre di più?

Il gruppo educativo del Movimento Nopfas nasce quattro anni fa per dare una risposta ad un bisogno evidenziato dalle componenti del movimento. Nella primavera/estate del 2018 alcuni di noi, fra cui io, ci ritrovammo ed elaborammo un percorso che potesse permettere di portare nelle scuole il problema del grande e grave inquinamento del nostro territorio.

Durante l’estate del 2018 abbiamo allestito il materiale didattico ed il programma da sottoporre, attraverso l’elaborazione di un progetto, alle scuole secondarie di 1° e 2° grado. Il progetto si articola attraverso diversi approfondimenti: salute, conoscenza geografica e geologica del territorio, normativo, modelli di sviluppo economico sostenibile, cittadinanza attiva e buone pratiche.

Il progetto prevede un incontro preliminare con genitori e docenti.

La scelta pedagogica privilegia incontri alla pari, di scambio di informazioni e di relazioni, evitando il più possibile la lezione frontale e avvalendosi di presentazioni, filmati, docu-film, costruzione di laboratori e supporto di consulenza a distanza ed in presenza degli esperti.

Il progetto è a costo zero per le scuole e tutti i partecipanti mettono a disposizione il loro tempo e le loro competenze a titolo gratuito, di puro volontariato.

In questi anni abbiamo incontrato più di 5.000 studenti. Ci siamo messi in gioco anche durante la pandemia lavorando online. Per l’anno in corso prevediamo incontri sia online che in presenza o misti.

Per saperne di più invito a partire da qui: https://pfas.land/2021/06/29/29-giugno-2021-la-salute-nella-terra-dei-pfas-resoconto-di-un-anno-di-scuola-in-piena-emergenza-covid

Un capriolo malato dietro la Miteni
Un capriolo malato dietro la Miteni

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Claudio, ci sono anche alcune domande relative alla nuova strada pedemontana veneta. Sappiamo che i materiali utilizzati non sono propriamente scelti rispettando dell’ambiente. Sono previsti però filari di alberi di 30 metri: le piante sono barriere naturali, anti rumore, smog e ri-ossigenazione dell’ambiente, anche se ci vogliono 10 anni minimo prima che possano essere efficaci.

Le barriere naturali sono efficaci per alcune delle situazioni indicate, ma non certo per ridurre queste sostanze nell’ambiente, anzi esse danneggiano anche i vegetali.

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Chi è “IL” o “I” diretti responsabili di Pedemontana Veneta?

Lo sono la società SIS e la Regione Veneto. Aggiungerei anche gli organismi locali e quelli deputati ai controlli tipo ARPAV e dipartimenti di sicurezza sul lavoro.

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Il Progetto della Pedemontana era un progetto molte volte fermato, i costi di cui parliamo oggi sono dovuti penso anche alle decapitalizazioni di cui non abbiamo tenuto conto a suo tempo. Bloccare i progetti non blocca il progresso del Veneto?

I progetti vengono fermati quando si verificano incidenti di ogni genere e purtroppo spesso anche con morti di lavoratori. Bisogna sempre capire cosa si intende per progresso, che deve innanzitutto considerare il benessere della collettività e l’effettivo miglioramento della qualità della vita, per tutte e tutti.

 

Grazie a Claudio Lupo per la condivisione di queste informazioni.

 

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