Poteva essere una storia diversa (anche per le donne)

di Luana Zanella –Politiche 2022: indiscutibile vincitrice delle elezioni Giorgia Meloni, leader di FdI, partito che presiede dal 2014 e da lei fondato assieme a Ignazio La Russa e Guido Crosetto nel 2012. Ha raggiunto il 26% dei consensi, ben di più della somma degli altri due partiti della coalizione di centrodestra, Lega (8,77% in calo rispetto al 2018, quando aveva raggiunto il 17,3%), e Forza Italia, che ha raggiunto l’8,11%. Sicuramente il Presidente della Repubblica Mattarella darà l’incarico a Giorgia Meloni di formare il governo e l’Italia avrà la prima presidente del Consiglio donna della sua storia. Ma poteva essere una storia diversa.

Una storia diversa penalizzata da una legge elettoraleIl “centrosinistra” esce con le ossa rotte da questa competizione, incapace di unire le proprie forze, come noi di Alleanza Verdi Sinistra avevamo proposto, consapevoli che la legge elettorale vigente fu ideata proprio per favorire le coalizioni. A fronte della riduzione del numero dei parlamentari, 400 invece di 630 alla Camera dei Deputati e 200 al posto di 315 al Senato, sarebbe stato doveroso e necessario riformare la cosiddetta legge Rosatellum (dal nome del parlamentare renziano che la ideò, il triestino Ettore Rosato). Le forze politiche, ciascuna preoccupata soprattutto del proprio singolo destino, non l’hanno fatto e le elezioni si sono svolte in poche settimane, data l’improvvisa e anticipata fine della legislatura, in base ad una normativa per molti aspetti davvero mostruosa.

Una storia diversa con numerosi erroriA parte la dimensione esagerata dei collegi che impedisce alle e ai candidati di avere davvero un rapporto con l’elettorato, pensate che, mentre sto scrivendo, nella piattaforma del Ministero dell’Interno, Eligendo, che riporta i dati provvisori degli scrutini effettuati, mancano all’appello ancora 21 sezioni. Sono stati scoperti, come ampiamente riportato dalla stampa, numerosi errori, per cui parlamentari, che erano stati considerati eletti, sono stati scalzati da altri in base ai nuovi calcoli dei resti. Il misterioso algoritmo, che dovrebbe consentire il calcolo pressoché istantaneo dell’attribuzione dei seggi, evidentemente non ha funzionato a dovere.

I datiI dati disponibili relativi alla Camera dei Deputati riportano 12.300.244 voti per la coalizione del centrodestra, pari al 43,79% del totale. Le liste di area centro-sinistra hanno ottenuto: Centrosinistra (PD, Più Europa/Bonino, Alleanza Verdi Sinistra, Impegno Civico) 7.337.975 voti, pari al 26,13%, il Movimento 5 Stelle 4.333.972, il 15,42% (nel 2018 aveva raggiunto il 33%), Lista Azione-Italia viva 2.186.747, il 7,79%. Sommati sono 13.858.694. Quindi se ci fosse stata la volontà politica di non lasciare il Paese in mano alle destre, con molta probabilità sarebbe potuto accadere, non avremmo assistito alla perdita di numerosi e strategici collegi uninominali persi, come quello di Roma centro dove Calenda ha sfidato e fatto perdere Emma Bonino, favorendo la vittoria della candidata di destra Lavinia Mennuni.

Una storia diversa con un voto disgiuntoVa detto che questa legge elettorale perversa non consente il voto disgiunto, cioè la possibilità di votare il candidato all’uninominale di uno schieramento, pur conferendo il voto ad un partito che non vi appartiene. Ma anche questo era noto. Conclusione: la disunione del centro-sinistra ha fatto la forza del centro-destra. Solo un forte ripensamento e desiderio di riscatto porranno le basi per un’opposizione se non unita, almeno coordinata ed efficace.

L’astensionismoUno degli aspetti più inquietanti e da analizzare in profondità di questa tornata elettorale è sicuramente l’assenteismo. Che ha raggiunto livelli mai registrati nel corso della storia della nostra Repubblica. L’affluenza è stata pari al 63,9%, con un calo del 9% rispetto alle elezioni politiche del 2018. Oltre un terzo dell’elettorato attivo non è andato a votare. L’affluenza è stata più alta in Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, la più bassa in Campania, Calabria e Sardegna. Va denunciata la mancanza di qualsiasi previsione normativa assunta per tempo. Che avrebbe consentito a migliaia di elettrici ed elettori fuori sede per motivi di studio o lavoro di votare comunque. Come avviene normalmente in altri stati.

I più giovaniInteressanti gli studi effettuati da Swg e YouTrend. Che analizzano il dato dell’astensionismo tra le classi di età più giovani, 18-34 anni, che supera di un punto quello complessivo. Quando si era creata l’aspettativa, data la consistente presenza di giovani che avrebbero votato per la prima volta sia per la Camera che per il Senato, di un interesse più vivo e manifesto. Con loro nemmeno Meloni è stata così convincente. FdI, pur attestandosi come partito al primo posto, scende dal dato nazionale 26% al 22% e nella fascia di età 18-25 precipita al 15%.

Una storia diversa solo per il Terzo Polo e i VerdiRiesce ad essere attrattivo il cosiddetto Terzo Polo di Azione-Italia Viva, con il 10%, due punti in più rispetto al dato complessivo. Il PD e il Movimento 5Stelle, che i sondaggi preelettorali stimavano molto attrattivi per i giovani, si attestano rispettivamente al 19% e 15%. Solo l’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana quasi raddoppia con il dato del 7% il risultato totale pari al 3,65%. In virtù di un programma che mette al centro le questioni della giustizia ambientale, climatica e sociale particolarmente care e vicine alle giovani generazioni.

Disaffezione più marcata è stata invece dimostrata dalle donneIl 41% ha disertato le urne. Soprattutto abitanti nelle grandi città e appartenenti alle classi di età superiori ai sessant’anni, 9 milioni di donne contro 7,6 milioni di uomini. La filosofa Annarosa Buttarelli, direttrice scientifica della Scuola di Alta Formazione Donne di Governo, in un recente articolo pubblicato su Lo Specchio della Stampa, offre una chiave di lettura che sottopongo alla vostra attenzione:

Il mio pensiero e la mia intuizione arrivano a una risposta molto scarna. Il nodo consiste proprio nella obiezione che molte donne hanno nei confronti della politica agita in modo astratto. E senza capacità di considerare le conseguenze disastrose del “politicamente corretto”. Le obiezioni femminili, in questo caso, hanno una radice e motivazioni molto simili a quelle del “popolo”. Tutto questo è intercettato solamente, per ora, dal populismo che vira verso la destra estrema. Ma mentre parti del “popolo” accettano di adeguarsi a questa deriva, e la sostengono con il voto, molte donne la rifiutano e si astengono dal voto.

Altre risposte si aggiungono grazie alle riflessioni fatte nella call del 19 settembre, a cura del movimento che ha preso il nome di “La Novità Storica” che sta costruendo una rete di alleanze femministe. Ci sono donne che ancora una volta indicano nei partiti, con le loro pratiche misogine, i responsabili del rinnovato disamore delle donne nei confronti del voto. Altre considerano, dopo tanti tentativi di dialogo e di collaborazione, definitivo il rifiuto degli uomini delle istituzioni di accettare l’autorevolezza delle donne e delle loro proposte. E così ritirano definitivamente la fiducia nel voto. Altre ancora, le più giovani, vedono altrove, nei movimenti, nei sabotaggi, nelle rivolte extraistituzionali il loro campo d’azione. Come si vede, anche in queste risposte, sentite in questi giorni, risulta evidente la grave responsabilità della parte maschile dell’umanità nell’indurre molte donne a considerare più adeguata a se stesse l’estraneità attuale al voto.”

Una storia diversa per le donneE forse non è un caso che il 27% dell’elettorato femminile abbia scelto Giorgia Meloni. Incurante di alleati appartenenti alla destra più oscurantista, conservatrice e sovranista. Come il premier polacco Mateus Morawiecki, quello ungherese Viktor Orban e il presidente del partito spagnolo Vox Santiago Abascal, del possibile attacco ai diritti civili e alle libertà conquistate.

C’è da riflettere anche per le donneLa giovane leader di FdI incarna un protagonismo femminile che non passa attraverso la cooptazione, le pari opportunità, la secondarietà rispetto ai “fratelli”. Si pone in diretta comunicazione con le donne, specie le più emarginate e meno abbienti. Trasmettendo un’idea di forza e di possibilità di vincere, lungi dal vittimismo spesso presente nel messaggio della sinistra. Il 21% delle donne che hanno votato per il PD certamente non possono gioire. Sarà necessario riflettere sul calo del numero delle parlamentari, che avviene per la prima volta da vent’anni. 186 donne elette a fronte di 414 uomini, il 31%, contro il 35,3% della scorsa legislatura.

Una storia diversa anche con una donna al governo?“Giorgia Meloni è una donna che viene dal rovescio della storia repubblicana.”. Avverte la giornalista e saggista femminista Ida Dominijanni in un’intervista di Nicola Mirenzi sull’Huffington Post del 31 Agosto 2022. “Il suo intento è riscattare i fratelli della destra italiana. I reduci del fascismo esclusi dall’arco costituzionale dopo essere stati sconfitti dalla storia e quelli smarriti dalla svolta di Gianfranco Fini. Che hanno rischiato l’estinzione dopo lo scioglimento di Alleanza Nazionale nel Popolo della Libertà.  È significativo che a guidare questa operazione, che chiama in causa la storia stessa della Repubblica italiana, sia una donna di quarantacinque anni che non ha niente a che fare con la politica delle donne”.

Il dibattito è aperto e si arricchisce

Certo che la Presidente del Consiglio in pectore è riuscita a squarciare il tetto di cristallo infragilito e assottigliato dal mutamento socioculturale prodotto dal femminismo e grazie all’onda lunga dei movimenti delle donne.

On. Luana Zanella, eletta alla camera dei deputati con i Verdi

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