Investire nei nostri fiumi per salvare il settore agricolo? Una scelta obbligata

Articolo di Francesco Meneghello. 

 

L’agricoltura è uno dei settori dell’economia più a rischio. I cambiamenti climatici, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, la perdita della biodiversità e la cementificazione selvaggia minacciano questo importantissimo settore della nostra economia che soffre sempre di più anche a causa della concorrenza dei paesi in via di sviluppo.

Secondo noi di Europa Verde, l’Italia e il Veneto devono assolutamente sostenere questo mondo. L’agricoltura non è esclusivamente un settore in grado di generare nel solo Nord-Est un indotto di 12,5 miliardi di euro all’anno, ma è un fondamentale asset strategico del nostro paese. È principalmente grazie ad essa se l’Italia può vantare la ricchissima cultura agroalimentare che il mondo ci invidia.

 

Dunque cosa possiamo fare?

Ciò che come Europa Verde vogliamo proporre è un piano di lungo respiro che porti a trasformare, nei prossimi decenni, il ricco sistema fluviale del nostro territorio in una grande infrastruttura ecologica a sostegno delle imprese agricole. Questo avverrebbe attraverso la rinaturalizzazione dei fiumi, al recupero almeno parziale delle aree paludose (che trattengono il 100% in più di CO2 rispetto a una foresta!), alla reintroduzione della flora, specialmente delle macrofite, e della fauna che popolava i nostri corsi d’acqua e al recupero delle selve e nei boschi nei terreni non coltivati! Questa è un’iniziativa altamente raccomandata dal Ministero dell’Ambiente (v. https://bit.ly/36Dj7JA) e da, tenetevi forte, Confindustria (attraverso questo interessantissimo report della Fondazione Nord-est: https://bit.ly/3tm8Riv).

I vantaggi di un’operazione simile sarebbero innumerevoli, proviamo ad elencarne alcuni brevemente:

  1. Lotta al dissesto idrogeologico: l’equilbrio ecologico dei corsi d’acqua è il primo alleato contro le esondazioni che sono una delle peggiori minacce per gli imprenditori agricoli;
  2. Acqua e aria pulita: le macrofite, ovvero la flora acquatica, hanno un ruolo fondamentale nell’assorbimento ed eliminazione delle sostanze inquinanti che sono particolarmente dannose per il settore agricolo, oltre che per la vita umana in genere;
  3. Ristabilimento dell’equilibrio biologico: questa NON è una scelta esclusivamente etica. Ristabilire la biodiversità significa avere terreni più fertili, un sistema ecologico che riesce ad accrescere la produttività delle imprese agricole e un aiuto fondamentale per la transizione verso un’agricoltura biologica e sostenibile;
  4. Controllo della temperatura: avere fiumi sani e ristabilire aree verdi e boschive è il miglior alleato per l’abbassamento della temperatura, con ricadute positive anche per la città;
  5. Non solo risparmio di risorse ma anche creazione di posti di lavoro: la tutela delle aree naturali è un’attività che non ha solo ricadute positive sulle attività economiche e sociali, ma può anche creare occupazione!
  6. Luoghi di socializzazione: restituire i fiumi e le zone adiacenti non coltivate alla natura significa anche creare nel lungo periodo luoghi dove poter, per esempio, andare con la famiglia, dove ripararsi dal caldo estivo o cercare semplicemente un po’ di relax nel rispetto di questo ritrovato e fragile equilibrio ecologico.

 

I fiumi sono una delle più grandi risorse della pianura veneta, ma vengono ancora vissuti come una minaccia alle attività umane. Se persino il mondo produttivo (rappresentato in questo caso dalla Fondazione Nord-Est) sottolinea l’importanza fondamentale che la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua può avere per il mondo produttivo e il settore agricolo significa che non c’è più tempo da perdere.

Nel mondo è pieno di esempi positivi a cui ispirarsi (vedasi lo UK): è solo la volontà politica a mancare!

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