Quale IVA per la carne?

La produzione di carne è uno dei principali fattori che contribuiscono all’inquinamento del Pianeta. Occorrono quindi azioni mirate al fine di disincentivare il più possibile il consumo di prodotti animali, da mettere in pratica in tempi brevi.

Europa Verde Verdi della Marca Trevigiana propone quindi un piccolo, ma deciso passo in questa direzione:

aumentare gradualmente l’IVA sulla carne fino al 22% (rispetto al 10% attuale) accompagnato da una riduzione per i prodotti provenienti da agricoltura biologica nell’ambito di un progetto complessivo di ridefinizione dell’Iva e in base al principio “chi inquina paga”.

Proposte analoghe sono già in discussione al Parlamento Europeo, nonché in vari paesi europei come Danimarca, Svezia, Germania.

La carne andrebbe infatti considerata come bene di lusso in quanto sistema inefficiente di produzione del cibo. Ecco qualche numero:

  • IMPATTO AMBIENTALE:

1) Il 14% delle emissioni globali è causato dall’allevamento

2) Oltre 1/3 della produzione agricola mondiale serve per sfamare gli animali da allevamento. Solo l’11% si traduce in cibo per l’uomo; il restante 26% viene sprecato nella conversione. Se si indirizzassero queste risorse alla nutrizione di persone anziché di animali, si potrebbero sfamare miliardi di persone.

  • COSTI INDIRETTI: per ogni chilo di carne bovina o suina si stimano 19€ di costi aggiuntivi ambientali che si ripercuotono sui consumatori, e che si traducono in smog, consumo di suolo, inquinamento delle falde acquifere, ma anche malattie correlate all’eccessivo consumo di carne, come patologie cardiovascolari o particolari forme di cancro).
  • PANDEMIE E ANTIBIOTICO RESISTENZA: gli avvertimenti arrivano ormai dagli scienziati di tutto il mondo. Persino il report delle Nazioni Unite dello scorso 6 luglio ha dichiarato gli allevamenti pericolosa fonte di insorgenza di pandemie, a causa delle terribili (nonché eticamente inaccettabili) condizioni igieniche cui sono sottoposti gli animali da allevamento. Le pandemie come il COVID 19 vengono infatti definite “prevedibili, in quanto risultato preannunciato del modo in cui la popolazione umana si procura e produce il cibo, commercia e consuma animali e infine altera l’ambiente circostante”.

Se ciò ancora non bastasse, va considerato che l’Italia è il primo importatore mondiale di carne dall’Amazzonia, che va a finire soprattutto nei preparati (sughi pronti, brodo, surgelati e anche omogeneizzati per bambini e bresaola che poi viene venduta come IGP, dato che la normativa lo permette). Ciò comporta ulteriori danni alla salute delle persone e all’ambiente (per esempio il trasporto della merce, senza contare il gravoso problema della deforestazione che da anni colpisce l’area della foresta amazzonica proprio per ricavare terreni utili all’allevamento o alla produzione di mangimi comunque destinati agli animali da allevamento. Secondo le stime del WWF la percentuale di disboscamento per fare spazio agli allevamenti ammonta all’80%).

In altri termini, la carne a buon mercato ha in realtà un impatto devastante in termini di costi collaterali. E’ quindi per noi prioritario e urgente vagliare delle proposte che fissino un prezzo congruo per un sistema di produzione che consuma ben più di quanto produce (1 kg di carne = 15000 l di acqua, contro i 500/2000 l di acqua per un kg di legumi).

Daniele Tiozzi e Elisa Casonato
co-portavoce Europa Verde Verdi della Marca Trevigiana

Ilaria Torresan, Stefano Dall’Agata

Europa Verde Verdi della Marca Trevigiana

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