Sicurezza e qualità sociale vanno insieme. Il caso Mestre in commissione parlamentare  sul degrado delle grandi aree urbane.

Un convegno di Europa Verde sull’emergenza sicurezza in città.

Relatori diversi, per competenze ed esperienze, hanno concluso che solo in una logica integrata la sicurezza ha un senso compiuto, unendo qualità sociale e contrasto al crimine. Mestre e, per vari aspetti, anche Venezia, ne sono un caso esemplare al punto da essere portato in Parlamento all’attenzione di una prossima commissione d’inchiesta, come ha detto Franca Marcomin, co-portavoce di Europa Verde di Venezia aprendo il convegno “Mestre oggi: qualità urbana, disagio sociale, sicurezza”. Lo affermano gli esperti che hanno partecipato al dibattito promosso l’altro giorno da Europa Verde presso l’Hotel Plaza. In particolare, Fabio Malaspina coordinatore regionale CGIL del sindacato della Polizia di Stato ha sottolineato come un’efficace azione di repressione del fenomeno dello spaccio di stupefacenti che caratterizza drammaticamente la zona possa avvenire solo attraverso il coordinamento e la razionalizzazione degli interventi delle Forze dell’Ordine che vi agiscono. 

Integrata e contemporanea ad essa resta tuttavia la prevenzione e cura della tossicodipendenza che necessita, secondo Gianfranco Bettin, del forte potenziamento dei servizi territoriali per le dipendenze patologiche (SERD dell’Ulss 3) e il ripristino dei servizi a “bassa soglia” e di “riduzione del danno” svolte storicamente dall’amministrazione comunale e drasticamente ridimensionate oggi. 

Rendere nuovamente attrattivo un quartiere – come la zona di via Piave – che lo storico Claudio Pasqual ha ricordato essere stato “elegante e luogo in cui si svolgeva la passeggiata domenicale”, significa riportare interesse per la zona e riqualificarne gli spazi in maniera intelligente, come ha sostenuto l’architetto Giovanni Leone. Innovativo lo spunto offerto da Beatrice Pamio che ha presentato l’esperienza di “Tor Marancia” di Roma riqualificato con opere di “street art” condivise con gli abitanti delle case popolari, e nel privato previo un percorso di condivisione. Gianpaolo Pamio, esperto in criminologia, ha sottolineato come nella liquidità del contesto urbano, nuovi attori si inseriscano con effetti impattanti e da contrastare ma senza una deriva unicamente. 

L’esperienza delle misure alternative al carcere suggerisce invece, secondo l’assistente sociale del Ministero della Giustizia, Michela Vincenzi, come esista la possibilità di lavori di pubblica utilità (come piccola manutenzione degli arredi urbani o del verde pubblico) da parte di condannati che scelgano di rendersi utili alla collettività. 

La deputata Luana Zanella ha infine annunciato il prossimo insediamento di una commissione parlamentare d’inchiesta dedicata al fenomeno del degrado delle grandi aree urbane che chiederemo si occupi anche del caso di Mestre e Venezia, divenuto così complesso e drammatico in questi anni.

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