Roma, 31 MAG. “Fermate la legge regionale del Veneto, è uno scempio”. Lo afferma la capogruppo di AVS alla Camera Luana Zanella la quale ha presentato una interrogazione ai ministri della Cultura e dell’Ambiente segnalando che “le modifiche normative introdotte dalla proposta legislativa regionale violano la disciplina inderogabile in materia di tutela paesaggistica ( d.lgs. n.42 del 2004). Sollecitiamo il Governo a sollevare un conflitto di attribuzione tra enti presso la Corte Costituzionale se venisse approvata questa sciagurata proposta con la quale il Consiglio della Regione veneta intende mettere mano all’attuale regime di accesso alle strade silvo-pastorali, consentendo il transito dei mezzi autorizzati all’attuazione dei Piani regionali di contenimento delle specie selvatiche e della specie cinghiale: di fatto, verrebbe normalizzato il transito motorizzato lungo tutta la viabilità silvo-pastorale all’interno di aree interpoderali, zone boscate, sentieri montani, dando libertà di accesso non solo ai proprietari fondiari e agli operatori forestali, ma anche ai titolari di licenza di caccia che prestano supporto alla gestione della fauna selvatica. Questi ultimi, secondo quanto riportato nella Scheda di analisi Economico-Finanziaria della segreteria generale della Giunta Regionale del Veneto, potranno accedere liberamente sulla viabilità silvo-pastrorale, fino ad oggi interdetta al traffico motorizzato privato, e sarebbero stimati in oltre 28.500 persone. L’impatto sul territorio sarebbe devastante. Undici associazioni promotrici di una raccolta firme che ha ottenuto migliaia di adesioni in pochissimi giorni denunciano come il progetto di legge vada contro i principi di tutela del territorio, degli ecosistemi e della biodiversità, considerando il danno ambientale che il transito dei mezzi fuoristrada potrebbe determinare nel fragile contesto del territorio montano. Ovvio che questa proposta porterebbe ad un sostanziale abbassamento dei livelli di tutela dei valori e dei beni paesaggistici, con la conseguente lesione di interessi costituzionali primari, ai sensi dell’art. 9 della Costituzione. E’ una proposta scellerata, che va fermata”, conclude Zanella.