Sentenza PFAS, ringraziamo attivisti/e e associazioni. Ora continueremo a vigilare

Finalmente l’iter giudiziario ha fatto il suo corso: davanti a moltissime attiviste e attivisti, cittadine e cittadini, rappresentati della politica locale, la Corte d’Assise di Vicenza ha dato lettura di una sentenza storica che crea un precedente giurisprudenziale di fondamentale importanza per la tutela di ambiente, salute e sicurezza di cittadini, cittadine, lavoratori e lavoratrici.

11 manager della ex-Miteni di Trissino sono stati condannati a pene per un totale di 141 anni di carcere e 76 milioni di risarcimento, pene più che giuste per uno dei più gravi disastri ambientali che l’Italia e il Veneto hanno tristemente conosciuto. 350.000 veneti sono stati coinvolti e coinvolte, diversi milioni di metri cubi d’acqua e di suolo avvelenati: danni potenzialmente irreparabili anche per le generazioni future.

Erica Ceola, la nuova co-portavoce di Europa Verde Vicenza, commenta così: «Con la sentenza è stata riconosciuta non solo la responsabilità oggettiva degli imputati ma anche la loro chiara e decisa consapevolezza e acquiescenza: i vertici aziendali sapevano e hanno taciuto. Ora giustamente pagano.
Europa Verde Vicenza accoglie questa sentenza come un atto di giustizia necessario, frutto di anni di impegno e di cittadinanza attiva, in particolare del movimento Mamme No PFAS, Isde, delle associazioni ambientaliste, dei comitati e degli enti locali che non hanno mai smesso di denunciare e lottare.»

È però ora di agire.

«Serve che i 58 milioni sentenziati a favore del ministero dell’ambiente vengano destinati interamente per bonificare le aree inquinate al fine di ridare dignità e possibilità alle persone» aggiunge Fabio Cappelletto, co-portavoce Europa Verde Vicenza. «Serve la messa al bando dei composti PFAS a livello nazionale ed europeo: non ci sono PFAS “buoni” o “accettabili” quando il bilanciamento va fatto con la salute delle persone e dell’ambiente, servono piani di controllo e prevenzione ancora più puntuali e diffusi.»

Prosegue Ceola: «Il Veneto ha pagato un prezzo altissimo: salute dei suoi cittadini e cittadine a serio rischio se non gravemente minata, ambiente avvelenato, rabbia e frustrazione per un’ingiustizia che si è perpetrata fin troppo a lungo. La politica non sia più complice! Vigili, sanzioni, informi e lotti per la salute e sicurezza di chi l’ha legittimata a essere tale: cittadine e cittadini che hanno devoluto a pochi il compito di difendere e tutelare tanti e tante. Non si tradisca questa fiducia.
Ieri ha trionfato un principio a cui crediamo molto: chi inquina la nostra vita, la nostra acqua, i nostri fiumi e il territorio deve pagare. La terra su cui viviamo non può essere a disposizione di chi -senza scrupolo- distrugge e devasta un territorio solo per il proprio tornaconto economico.»

Noi crediamo in un modo diverso di fare impresa, di relazionarsi con il territorio e con la terra su cui abbiamo il privilegio (e non il diritto) di vivere. E vigileremo affinché ciò si realizzi.

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