La commerciante chiude la propria bottega storica “per paura” dopo essere stata interessata da molestie da parte di un signore senza fissa dimora.
Un signore di 57 anni muore nella propria auto che era diventata la sua casa, in una situazione invivibile aggravata dalla forte ondata di calore.
A distanza di dieci giorni, due eventi particolarmente tristi mettono in luce lo sgretolamento del sistema di welfare, annichilito dalle privatizzazioni e dalla massimizzazione del profitto di pochi eletti.
Chi ne paga le conseguenze sono le persone meno fortunate, che avrebbero dovuto godere del beneficio costituzionale della redistribuzione della ricchezza, e che invece si trovano a essere vittime dell’oblio generale.
Beninteso, non si intende giustificare eventuali aggressioni alla commerciante, d’altro canto le circostanze meno luminose della vita spesso si trovano a collidere con la penuria dei servizi. Anzi, in un mondo reso sempre più invivibile e inabitabile a causa del collasso climatico e delle guerre, continuare a ridurre i servizi a favore della costruzione di muri, degli investimenti in armi e della distruzione dell’ecosistema diventa la ricetta ideale per alimentare disagio, delinquenza e odio.
E dove non si è capaci di offrire altre possibilità, un’alternativa facilmente accessibile quando si è in situazione di bisogno è la delinquenza. Diversamente, qualora non si imbocchi questa strada, ma si cerchi di sopravvivere con niente, c’è il rischio reale di morire nella totale solitudine.
Come lo straniero senza fissa dimora ha trovato l’alternativa nel gironzolare a importunare i commercianti, dall’altro lato il cinquantasettenne ha accettato l’alternativa di soccombere all’inazione del sistema.
E non si può certo dare la colpa alle singole amministrazioni di un intero sistema al collasso, quando tutto il Paese sembra aver scelto da tempo di smantellare gradualmente i principi costituzionali. Fenomeno chiaro se osserviamo il rapporto Istat dello scorso maggio, che registra una crescita del lavoro povero in Italia superiore rispetto alla media dell’Unione Europea e un numero sempre più elevato di contratti a tempo determinato o part-time, che riguardano soprattutto giovani e donne. Senza dimenticare il blocco dell’aumento dei salari registrato in Italia dall’Ocse negli ultimi trent’anni, rimasti immobili mentre crescevano quelli degli altri Paesi europei.
E se provassimo a invertire la rotta?
Più lavoro, più sicurezza per i lavoratori e le lavoratrici, salari migliori, accoglienza e inclusione vere e, in generale, il ripristino di un sostegno pubblico che metta le persone nelle condizioni di vivere con dignità e costituisca la giusta alternativa per coloro che si trovano in stato di bisogno.
Essere indigenti o fare i delinquenti non sono desideri che sorgono quando ci si sveglia la mattina, ma sono condizioni in cui talvolta le circostanze ci spingono.
E noi di Europa Verde Vicenza crediamo che sia nostro dovere intervenire lì dov’è possibile evitare che ciò accada, restituendo dignità alle persone per creare una società più equa e giusta.
Erica Ceola
Co-portavoce Europa Verde Vicenza