Roma, 12 LUG. “Occorre modificare la legge sui centri antiviolenza che dispone requisiti rigidi per la loro attività: attualmente é previsto che debbano perseguire in modo esclusivo o prevalente le attività di prevenzione e contrasto alla violenza maschile, anche in merito alla consistenza percentuale delle risorse destinate in bilancio. Ebbene molte associazioni e cooperative svolgono anche diverse attività nel settore dei servizi sociali e delle emergenze e, pur non avendo come attività prevalente quella di centri antiviolenza, rappresentano un presidio fondamentale per tante donne in difficoltà. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità una donna su tre è colpita da una qualche forma di violenza fisica, sessuale, economica o psicologica. In Italia oltre 6 milioni di donne hanno subito una qualche forma di violenza: è quantomai necessario rafforzare e non indebolire una rete di centri che può fare la differenza nella vita di tante donne. E’ assurdo che lo schematismo di una legge metta a repentaglio il futuro dei centri antiviolenza e delle case rifugio: ad esempio, nel mio Veneto, solo nella Marca trevigiana, tre centri antiviolenza su cinque e tre case rifugio rischiano di chiudere se non si rivede la legge. Con una interrogazione ho chiesto alla ministra delle Pari opportunità Roccella di attivare un confronto con tutte le istituzioni interessate e con la rete dei centri antiviolenza per aggiustare la legge e renderla aderente alla realtà”. Così la capogruppo di AVS alla Camera Luana Zanella.