Venezia senza grandi navi, un esempio di turismo sostenibile rifiutato

Non è possibile affrontare compiutamente il tema del turismo sostenibile se non a partire da un’analisi “scientifica” del fenomeno turistico oggi, in epoca di globalizzazione.

Ho trovato nel saggio di Marco D’Eramo, Il selfie del mondo, ed. Feltrinelli, di recente pubblicazione, una fonte straordinariamente ricca e utile a questo scopo.

Abbiamo necessità di leggere l’evolversi del turismo, servendoci di una pluralità di approcci, a cominciare da quello che definirei materialistico.  “Il turismo – afferma D’Eramo – è ormai la più importante industria di questo nuovo secolo…Secondo il WTO, nel 2015 i ricavi del turismo internazionale ammontavano a 1522 miliardi di dollari…al fatturato diretto va aggiunto tutto l’a-monte e l’a-valle…proprio perché comporta un’infrastruttura e una “sovrastruttura”  così pesante, il turismo è anche l’industria più inquinante: secondo la World Tourism Organization delle Nazioni Unite, il puro e semplice trasporto aereo turistico produce il 5% dell’anidride carbonica globale emessa dall’umanità e, se tutto resta come è oggi, nel 2035 le emissioni di anidride carbonica turistica saranno aumentate del 130%..”

L’impronta ecologica, l’impatto sociale, ambientale, economico del turismo sostenibile vanno misurati, quindi, tenendo in considerazione tutti i settori produttivi coinvolti, dall’edilizia, ai trasporti, dall’aeronautica, alla navale, dalla siderurgica, alla metalmeccanica. Non è possibile pensare il turismo sostenibile se non all’interno della necessaria transizione ecologica dell’economia e della società in cui viviamo.

Le buone pratiche, gli esempi mirabili, i progetti più avanzati e le politiche più innovative, che anche oggi vengono presentate, devono essere sostenute da una visione ampia, condivisa e strategicamente più attrezzata.

Ieri sera abbiamo visto il film, Das Venedig Prinzip di Andreas Pichler, che con grande finezza e maestria, racconta la mia città Venezia, il suo stravolgimento a causa dell’aggressione violenta di un turismo vorace e onnipresente, l’insofferenza e la rabbia degli abitanti, ormai ridotti a meno di 55mila, che si ribellano e cercano la via per salvare Venezia dal destino della monocultura turistica e dalle sue nefaste conseguenze. Le manifestazioni contro il turismo incontrollato e lo snaturamento della città si moltiplicano e raccolgono sempre più adesioni di associazioni e cittadinanza verso il turismo sostenibile.

Il 18 giugno ha avuto luogo nel comune di Venezia un referendum organizzato dalle associazioni ambientaliste e culturali cittadine sull’estromissione dalla laguna delle Grandi Navi, che attualmente attraversano la città, per il godimento dei crocieristi, che la possono ammirare dall’alto e degli armatori, che impongono un sovra prezzo. Sono stati circa 2 milioni nel 2015 ( ora il numero è diminuito a circa 1,4 milioni, anche per auto limitazione delle compagnie ), con un appesantimento dell’impatto turistico sulla città drammatico. Senza considerare quello sull’equilibrio idrogeologico, sulla qualità dell’aria, sulla fragilità preziosa del sistema urbano. Nello stesso anno, secondo i dati dell’Annuario del Turismo del Comune di Venezia, sono stati 10,1 milioni i pernottamenti, 28mila al giorno, 20 milioni sarebbero gli escursionisti, 55milacirca al giorno. Secondo Federalberghi in città ci sono 5.166 le strutture in affitto extralberghiere, di cui solo il 20% veri beb. L’Unesco potrebbe inserire Venezia nella lista dei siti a rischio come alcune città mediorientali afflitte da conflitti armati.

Alle ore 18 del 18 giugno, tutte le 25mila schede che erano state messe a disposizione per il referendum erano già esaurite. Una partecipazione imprevedibile, che è anche segno  della vitalità e dell’impegno civico della mia città.

Venezia è un esempio emblematico di cosa sia il turismo insostenibile e della complessità e difficoltà delle politiche da intraprendere perché ci sia una vera inversione di rotta. *

Le giunte di Centro Sinistra, di cui i Verdi hanno fatto parte fino al 2015, hanno dovuto fare i conti con un aumento vorticoso e caotico dei flussi turistici.

Nel 2008, l’Amministrazione Comunale ( io ero assessora alla Cultura, alla Gioventù e alle Relazioni internazionali ) commissionò al COSES (consorzio per la ricerca e formazione) uno studio per il coordinamento delle strategie turistiche, Turismo sostenibile a Venezia **. Lo studio propone un modello logico di sostenibilità urbana per il turismo, tenendo conto di tutte le variabili connesse tra loro, come le diverse tipologie di popolazioni presenti, residenti, lavoratori, studenti, proprietari di seconde case, city users, turisti e i diversi accessi alla città storica. Veniva individuata la stazione ferroviaria di Santa Lucia, che mediamente contribuisce per un terzo degli arrivi, come punto estremamente critico quanto a possibilità di controllo. A partire dai primi mesi del 2009 il Comune avviava il progetto di Venice Connected, promosso dall’allora vicesindaco Michele Vianello, un portale ufficiale per il turismo della città di Venezia, una piattaforma integrata espressa in cinque lingue, che permette l’acquisto online, a tariffe vantaggiose, dei principali servizi, quali l’accesso ai musei civici, il transfer dall’aeroporto e dal terminal crociere, parcheggi, trasporti, fino alla programmazione dei matrimoni. Le tariffe erano state definite in modo da favorire la prenotazione, ridurre i picchi stagionali, migliorare la viabilità, la sostenibilità e la fruizione urbana. Il progetto ricevette numerosi riconoscimenti e nel maggio 2010 fu presentato all’Expo di Shangai come modello di turismo sostenibile.

Ma fu nel maggio del 2012 che l’assessore comunale all’Ambiente, il verde Gianfranco Bettin riuscì a imporre una svolta decisiva, facendo approvare al Consiglio Comunale la storica istituzione del Parco della Laguna Nord, dopo un dibattito e un travaglio ultradecennale ( io stessa sono firmataria assieme a Paolo Cacciari e altri di una proposta analoga di Legge presentata nel 2007 alla Camera dei Deputati ), una dura battaglia politica e culturale, minacce pesanti alla sua persona e alla famiglia da parte di frange minoritarie, ma pericolose. Si trattava finalmente di avere strumenti efficaci di tutela e gestione unitaria e partecipata dell’ecosistema lagunare, di rilanciare le produzioni agricole tradizionali e biologiche delle isole, di promuovere il turismo consapevole e compatibile, fonte di nuova occupazione specie giovanile.

Purtroppo la sperimentazione di un turismo sostenibile e decisamente alternativo a quello dominante a Venezia è stata stroncata sul nascere dalla decisione del sindaco di Centro Destra, Luigi Brugnaro, al governo della città dal 2015, che ha cancellato il Parco della Laguna, come promesso in campagna elettorale, accontentando cacciatori e oscurantisti.

Non vogliamo una città solo per i turisti, non vogliamo essere come Venezia”, afferma la sindaca di Barcellona Ada Colau, che all’inizio di quest’anno ha fatto approvare un piano per la ricettività turistica, che vieta l’apertura di nuovi alberghi e cerca di dare risposta alla rivolta popolare contro l’invadenza turistica. Purtroppo l’offerta dilagante nei centri storici, e non solo, di alloggi, stanze, appartamenti, soprattutto attraverso i siti internet come Airbnb, risulta difficilmente contenibile.

Vorrei aggiungere alcune considerazioni che si basano sulla mia esperienza più recente come Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, a contatto con una realtà di oltre 1.300 studenti, appassionati di arte, di storia, di cultura, in grado di utilizzare e lavorare con le nuove tecnologie e che vivono Venezia come una capitale della cultura internazionale, sede di istituzioni culturali di primaria grandezza, come la Biennale, che offre grandi opportunità di crescita, formazione e confronto. A Venezia c’è uno storico Conservatorio di musica, ci sono l’Università Ca’ Foscari (20mila studenti), l’Università di architettura e urbanistica, IUAV (oltre 3000), il CNR, Istituzioni e associazioni culturali, musei civici e statali. La Biennale d’Arte, della Musica, della Danza, del Teatro, del Cinema contribuisce in modo decisivo all’offerta culturale di eccellenza. Dal 2009 è attiva Punta della Dogana, assegnata con gara dal Comune di Venezia al celebre collezionista Pinault, titolare anche di Palazzo Grassi. La città entra nel circuito dell’arte contemporanea internazionale, in modo costante. Ai Magazzini del Sale l’offerta di produzione culturale si arricchisce con l’apertura del Museo Vedova, del Magazzino 3 gestito dalla nostra Accademia, dello spazio autogestito da giovani artisti e curatori, il S.A.L.E.

Esiste un Distretto per la ricerca e l’innovazione, che unisce molte delle istituzioni culturali cittadine. Ci sono progetti in cantiere molto ambiziosi dedicati ai giovani, come “Science Gallery Venice”, promosso dall’Università Ca’ Foscari in collaborazione con il Distretto, uno spazio in cui scienza e tecnologia dialogheranno con arte e design, ispirando nuovi modi di pensare e generando innovazione.

Sostenere la produzione culturale locale, la ricerca, l’innovazione, promuovere con misure efficaci e strutturali l’occupazione giovanile, favorire l’integrazione delle nuove e nuovi cittadini, incentivare forme di economia sostenibile sul piano sociale e ambientale, sono queste le vie principali per uscire dalla monocultura turistica!

Concludo, ricordando a noi tutte e tutti, a partire da me stessa, che dobbiamo sorvegliare con grande attenzione il sentimento di insofferenza, quasi odio, che serpeggia nella popolazione residente a fronte dell’invadenza insopportabile delle masse di turisti. Pensiamo che anche noi siamo, a nostra volta, turisti, anche se cerchiamo di viaggiare con maggior consapevolezza. Consideriamo il fatto che il turismo cosiddetto di massa, come spiega bene D’Eramo nel libro sopra citato, è legato alla disponibilità di reddito, delle ferie pagate, del diritto alla pensione. Conquiste, frutto di lotte secolari delle lavoratrici e dei lavoratori. Ho visto un video di una manifestazione a Barcellona, che riprendeva un cartello con la sagoma di un turista e la scritta kill him. Ho provato sgomento. Dobbiamo avere rispetto dell’altro, sempre,e anche comprensione del sogno di libertà e crescita culturale che spinge la turista americana o il turista cinese a fare ore di coda per entrare a Palazzo Ducale o visitare il Louvre . Anche di questo dobbiamo tenere conto, facendo attenzione all’aspetto dell’immaginario e del simbolico, su cui, tra l’altro, fa leva l’industria globalizzata del turismo.

[Intervento di Luana Zanella alla Conferenza organizzata il 24/25 giugno a Merano dai Verdi dell’Alto Adige/Sudtirolo in collaborazione con l’EGP e la Federazione dei Verdi Trentini sul Turismo sostenibile.]

* GIANNANDREA MENCINI (a cura di), Il Turismo a Venezia e nel Veneto. Problema o Risorsa?, Ed. Supernova, 2013

** archive.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/D…/pdf

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