La sanità veneta precipita nel caos, tra vaccini che non si trovano e mancanza di servizi basilari nei territori le cui strutture sono state riconvertite a Covid Hospital 

Il vaccino antinfluenzale riveste un ruolo particolarmente importante nella crisi pandemica che stiamo attraversando. I documenti della Regione mettono in risalto la necessità che il farmaco sia somministrato a tutti i cittadini e, in particolare ai soggetti più a rischio come gli anziani, i donatori o le persone che soffrono di patologie croniche.

“Eppure a me, come immagino a molti altri rappresentanti politici del Veneto, sono giunte moltissime segnalazioni da tutto il Veneto che denunciano ritardi nella sua somministrazione e rimandi a date ancora da definire – ha dichiarato la consigliere regionale di Europa Verde, Cristina Guarda -. Un’immagine chiara di come quell’aumento del numero di dosi acquistate annunciato come al solito in pompa magna dalla Giunta Regionale, si sia rivelato ben al di sotto delle effettive esigenze, in quanto non è stato tenuto conto che è anche aumentato il numero di persone che vi possono accedere gratuitamente e i disservizi di oggi ne sono la conseguenza. Con le nuove disposizioni infatti, il vaccino va somministrato anche agli over 60 e non solo agli over 65”.

La mancata disponibilità del vaccino contro l’influenza nei centri sanitari del Veneto è stata messa in risalto anche da varie inchieste giornalistiche che hanno sottolineato come il numero di dosi a disposizione sia di molto inferiore alle reali necessità del territorio.

La consigliera ambientalista ha deciso di inoltrare una interrogazione a risposta immediata in cui chiede alla Giunta Regionale quali siano i motivi di questo disservizio e, soprattutto, quali interventi saranno urgentemente attuati per garantire a tutte e tutti l’accesso al vaccino antinfluenzale.

Ma le carenze della Regione Veneto nell’affrontare la pandemia non riguardano solo il vaccino anti influenzale. Al di là dei tanti proclami di facciata, la Giunta si è fatta cogliere impreparata da questa seconda ondata che pure era stata puntualmente prevista da tutti gli studi epidemiologici. Lo dimostra la mancanza di strategia nell’organizzare i cosiddetti Covid Hospital, che dovevano essere affiancati da sistemi per non abbandonare i malati non di Covid ma di altre patologie o con emergenze non gestibili a 50 km dagli altri ospedali.

“Nella passata legislatura, avevo chiesto assieme ad altri consiglieri, quali fossero i progetti della Regione per garantire a tutti i cittadini un nucleo fondamentale di prestazioni mediche ordinarie nel momento in cui la pandemia fosse ritornata – spiega Cristina Guarda -. Non abbiamo avuto nessuna risposta ed ora che, come si sarebbe dovuto prevedere, i ricoveri in terapia intensiva sono aumentati e molte strutture sono state riconvertite per assistere i malati di Covid, alle persone che soffrono di altre patologie, pure se gravi, non è più garantita quella continuità di prestazioni sanitarie che, in molti casi, gli è indispensabile”.

La consigliera ambientalista ha inoltrato un’altra interrogazione a risposta immediata anche su questa questione per chiedere quali soluzioni siano previste per garantire ai cittadini serviti dai riattivati Covid Hospital le prestazioni e le cure di cui hanno bisogno.

Nessuno va lasciato indietro – ha concluso la consigliere di Europa Verde-. Nessuno deve sentirsi abbandonato ad affrontare da solo questa che ormai non è più una semplice emergenza!”

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