Emergenza caporalato a Vicenza

“Ennesima conferma dei livelli di sommerso che caratterizzano il settore primario. Anche i consumatori e le consumatrici possono contribuire al superamento del caporalato”.

Veneto seconda regione in Italia per numero di segnalazioni di fenomeni di caporalato: questo è quanto emerge dal dossier “Geografia del caporalato” realizzato dall’Osservatorio Placido Rizzotto.
Sulla questione intervengono i co-portavoce provinciali di Europa Verde Vicenza, Gaia Bollini e Fabio Cappelletto: “Siamo in presenza di un grave fenomeno consolidato, che tocca in particolar modo la nostra provincia. Servono controlli specifici da parte delle autorità competenti, ma anche un rinnovato senso civico: chi è testimone di sospette irregolarità contatti le forze di polizia.”

Per Europa Verde Vicenza è fondamentale non fermarsi ai sintomi, ma andare alla radice del problema. Continuano Bollini e Cappelletto: “L’analisi delle criticità presenti nel mercato del lavoro agricolo, così come in altri settori, non può prescindere da una osservazione complessiva della filiera agroalimentare e agroindustriale nel nostro Paese. La cultura del ‘sottocosto’ nei nostri acquisti sta alla base di un processo che favorisce il ricorso al lavoro sommerso e al caporalato; acquisti consapevoli o etici sono uno strumento utile a contrastare questi fenomeni che mettono in cattiva luce anche le tante aziende sane presenti nel territorio. Lo scorso anno le ispezioni condotte a livello nazionale da parte dell’INPS hanno portato alla luce un altro aspetto tutt’altro che irrilevante: 70mila rapporti di lavoro fittizi in agricoltura.”

Come risolvere nel concreto la questione? “Tre proposte a livello provinciale – spiegano Bollini e Cappelletto. – Anzitutto è necessario realizzare una mappatura, coinvolgendo anche le organizzazioni sindacali, relativa alla presenza di lavoratori e lavoratrici straniere, impegnati e impegnate nell’agroalimentare che vivono nei comuni della nostra provincia. In secondo luogo va diffusa una maggiore cultura della legalità coadiuvata da una rete di controlli efficaci. Infine, una maggiore sensibilizzazione di consumatori e consumatrici sul potere che hanno in capo nel contrasto dello sfruttamento. Dobbiamo sempre chiederci perché un prodotto costa così poco”.

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