Porto d’armi, Zanella: Italia sotto procedura d’infrazione Ue, occorre una stretta

4,6 milioni di persone hanno un’arma ma solo 1,5 milioni di porti d’arma sono validi. Iscritti al tiro 5 volte meno di chi ha chiesto licenza

Roma, 28 GIU. “Dopo la notizia della apertura di una procedura d’infrazione verso l’Italia sulle armi da fuoco, chiediamo al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di non rimanere in silenzio: renda note le carenze rilevate dalla Commissione Europea e quale sia il piano per adeguare le nostre norme alla Direttiva 2021/555 sull’acquisizione, il possesso e il commercio di armi da fuoco civili, tra cui rientrano quelle utilizzate per la caccia ed il tiro sportivo. L’intervento europeo era prevedibile perché il nostro quadro sul rilascio dei permessi per armi da fuoco e sui relativi non è rigoroso: basti vedere le differenze tra i requisiti previsti per il rilascio del porto d’armi per uso venatorio e sportivo, sensibilmente meno stringenti rispetto a quelli richiesti per il porto d’armi per difesa personale. Secondo gli ultimi dati forniti dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, nel 2023 i detentori di armi da fuoco erano circa 4,6 milioni, a fronte di 1,5 milioni di porti d’arma in corso di validità. Recentemente, si è osservato un significativo incremento delle licenze per il tiro sportivo. Tuttavia, solo una porzione dei possessori di queste licenze si dedica effettivamente alla pratica sportiva: nel 2022 le iscrizioni alle federazioni di tiro erano cinque volte inferiori rispetto al numero totale dei detentori delle licenze. Ne dobbiamo dedurre che numerosi richiedenti ottengono la licenza per il tiro sportivo non con l’intento di praticare l’attività sportiva: cosa ci fanno con quelle armi? L’Italia può ancora evitare la sanzione europea, se ci adeguiamo alla direttiva che rende più stringenti le procedure di rilascio di licenze di porto d’armi anche per l’attività venatoria e per l’uso sportivo per garantire la sicurezza collettiva. Sono inoltre assolutamente urgenti due azioni: completare il database delle armi che permette di rafforzare i controlli e la tracciabilità dei detentori, prevedendo anche l’obbligo, in capo alle strutture sanitarie, di comunicare alla Polizia di Stato i casi accertati di vulnerabilità psichica in modo che si possa disporre la revoca della licenza di porto d’armi ed il sequestro delle armi e rendere la disciplina relativa al rilascio e al controllo delle licenze di porto d’armi più rigorosa, colmando le discrepanze esistenti tra le licenze per l’uso venatorio e sportivo e quelle relative all’uso personale”.

Così la capogruppo di AVS alla Camera Luana Zanella in una interrogazione al ministro dell’Interno Piantedosi.

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