Venezia, oggi, insieme ai suoi abitanti, sta soffrendo enormemente. Soffre perché stenta a rimanere in piedi, sfruttata e abbandonata, fragile eppure esposta come non mai a gravi rischi ambientali. Con Istituzioni incuranti, la cui unica risposta – il Mose – è diventata ormai troppo obsoleta, simbolo di una lungimiranza che non è mai esistita.
Il Mose, la cui inutilità è ormai acclarata, lascia Venezia nel ritardo, un ritardo che non ha consentito di mettere in campo risorse più efficaci per il mitigamento e l’adeguamento ai cambiamenti climatici, non più solo locali ma di portata globale. Un’opera che non ha salvato la laguna e, anzi, l’ha privata della possibilità di difendersi, meglio e a costi inferiori, con quelle proposte alternative, graduali e reversibili di cui pure il Comune era in possesso fin dal 2006.
Oggi il Mose è in via di completamento. Nato vecchio e inutile, addirittura con una via negativa, dovrà essere adeguato al nuovo quadro climatico e ambientale. Non senza un certo risentimento, auspichiamo soluzioni atte ad alleviare la sofferenza dei veneziani in lutto per le vittime dell’incompetenza della politica. Gli attori istituzionali sono cambiati, eppure il modus operandi sembra essere lo stesso: stringere mani e scattare foto. Di questo, Venezia non ha più bisogno.
Luana Zanella e Angelo Bonelli